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lunedì 31 marzo 2008

LA PRIMAVERA DEI POETI EVENTO DI CULTURA “ESCLUSIVA”?

Ecco come un nostro concittadino ha voluto commentare l’incontro culturale con la poesia realizzato sabato scorso al Teatro Comunale:Mi sono un pò risentito per ciò che ha offerto al pubblico, la serata inaugurale della PRIMAVERA DEI POETI. Gli autori delle poesie presenti in sala non meritavano un trattamento simile. Con tutto il rispetto per la associazione che ha curato l'organizzazione, mi sento in dovere di evidenziare che:

SE LA SERATA RIVESTE CARATTERE PUBBLICO,
È PROPRIO DEL PUBBLICO CHE BISOGNA AVER RISPETTO NEL PROPORSI.

Nel momento in cui si sale su un palcoscenico di un teatro, si deve riflettere sulla opportunità o meno di offrire un programma che soddisfa soltanto le proprie esigenze.
Non si deve subordinare alle proprie esigenze l'uso di autori che esigono che la loro dignità venga tutelata.
La poesia, a mio modo di vedere, non va assolutamente interpretata dal punto di vista attoriale, ma molto semplicemente va letta bene. Per "letta bene" si intende: un uso corretto delle regole grammaticali e di sintassi, l'uso delle pause brevi o lunghe come l'autore vuole che vengano fatte, senza inflessioni dialettali, senza trasmettere "patos" che l'autore potrebbe non aver sentito in quel verso.
Perciò, soprattutto quando si vanno a finanziare progetti "culturali" con soldi pubblici, quindi con i nostri soldi, (comuni-provincia-regione-stato), sarebbe bene che la ricerca del consenso di parte venisse meno e si valutassero con coscienza se davvero i messaggi trasmessi siano avulsi da un ben preciso interesse privato, sebbene in buona fede. Riascolteremo, speriamo, i versi degli autori, in occasioni più consone al rispetto per il loro valore etico e letterario.
Basta di far passare per Cultura, la “Cultura Esclusiva” dell'AUTOREFERENZIALITA'. Cultura Esclusiva: un sostantivo e un aggettivo, con cui si può riassumere il concetto di cultura che da qualche tempo viene propinato anche a Cagli, non certo ai muri delle case, che loro le diverse pennellate di cultura ce l’hanno, una su l’altra, a strati, spalmate sulle facciate dalla storia, ma ai cittadini che ormai sono abbondantemente “pennellati”con uno strato di cultura sempre dello stesso colore, la cui intensità sbiadisce quasi subito e non lascia nessuna brillantezza, nessuna vivacità. Ciò sta nel fatto che la mano che muove il pennello riceve impulso sempre e soltanto dallo stesso cervello, un cervello che se pure preparato, aggiornato, confeziona immancabilmente sempre lo stesso target; si è molto attenti a che il pennello di cui sopra, non venga manovrato da una mano che riceve impulsi da un cervello diverso. Sono proprio le emozioni e il rapporto intimo con il territorio e con la città che non ricevono imput diversi, si vuole mantenere tutto allo stesso livello, tutto e tutti incappucciati dalla lenta ed uguale cappa culturale, evitando accuratamente che questa possa essere sollevata per fare sentire alla faccia, un’ aria nuova o quantomeno diversa. Si tratta, quindi, di un perfetto e perverso sistema che rallenta i ritmi, che propina la illusione di assaporare il lento piacere dei luoghi e l’illusione di sentirsi adagiati in una riflessiva meditazione. E’ questo un perfetto e perverso sistema per gestire il potere, affinché rimanga antico, vecchio e uguale, il sapore delle emozioni. Ci si può soltanto volgere indietro, ma rimane questa un’azione molto sterile se non provoca e sviluppa un sentimento critico tale da far nascere la voglia di migliorare il futuro.
Continuiamo, perciò, ad esaltare il lento sollevarsi del fumo, piacevole sensazione per il classico fumatore di pipa, ma che la nuvola si sollevi, una buona volta, al di sopra delle teste di chi guarda, affinché non ci si debba sempre volgere indietro e udire soltanto la miseria che piange, come disse il grande Petrolini:

Bello è d'intorno il rapido cadere delle morte energie, che non han fine.
Bello è nel cuore il lento soggiacere delle passioni, mentre imbianca il crine.
E qualcosa s'en va, senza che mai faccia ritorno al vivere fatale.
Volgiti indietro, e la miseria udrai, la miseria che piange, in sulle scale.


Giannicola De Sanctis

Giannicola De Sanctis è nato e vive a Cagli. Da ragazzo ha amore per il teatro comico e la musica.
Il suo lavoro diventa quello del bancario, avendo conseguito il diploma di ragioniere. Continua però a coltivare la sua passione per il palcoscenico. Ha partecipato a numerosi Laboratori di teatro e mimo. Ha curato la regia e l’allestimento di spettacoli di gruppi locali, ha partecipato come interprete in diverse rappresentazioni di commedie d’autore (Feydeau, Campanile, Dario Fo, Salemme). Si è reso promotore, assieme ad altri appassionati, della nascita di una Compagnia teatrale cagliese, La Pioletta, che tutt’ora opera a Cagli, partecipando a diversi progetti tra cui Festival Beckett nel 2007 e Cagli Festival Gaber nel Febbraio 2008.



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