Nuove promesse sulla Sanità Regionale.

Nuove promesse sulla Sanità Regionale.
Cambio di passo o vuota propaganda?

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San Leo. Un toponimo da recuperare.

MOSTRA A PALAZZO BERARDI MOCHI-ZAMPEROLI

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L'ANIMA NEL TEMPO

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INNO AL TARTUFO. Cagli 23 e 24 novembre 2019

RADUNO ANA A CAGLI

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MOSTRE D'ARTE

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Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli - Dal 2 al 24 settembre 2017

lunedì 25 febbraio 2008

A PROPOSITO DI SPIRITUALITA’

Oggi comincia la “settimana santa”. Ma no ! non quella pasquale! Quella canora: San Remo!

Ed ecco cosa ci propina Leone da Cagli per l’occasione:


Se Sanremo non è di Pippo ma di Edipo
Curioso gioco l’anagramma. Ma a volte anche dispettoso: uno sposta le lettere di una parola o di una frase e ottiene altre parole o frasi di senso compiuto. Nell’approssimarsi di Sanremo, per il tronfiante (sì, sì, non trionfante che ne è l’anagramma!) Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo, nell’assai più masticabile versione pop di “Pippo Baudo da Militello” propongo: “Baldi ippopotami? Duello!”.
QUANDO ANAGRAMMA FA RIMA CON MAMMA
Ci vuol niente a dire Sanremo. Ma se l'attesissimo Piero Chiambretti dovesse chiedersi depresso: "Io, per chi battermi?", ci sarebbe di che preoccuparsi circa lo stato della sua debordante e trascinante tonicità. E se poi Bianca Guaccero dovesse battibeccare con Andrea Osvart col dirle risentita: "Ero una big, cocca!", le cose non migliorerebbero. Per altro è cosa assodata che Andrea Osvart "verrà sondata". Messa alla prova, cioè. Come si conviene a chi nel rompere il ghiaccio deve anche forare il teleschermo perché ha tutti gli occhi addosso.
Non si diradano le nebbie con i cantanti di serie A. Un più inedito che nostalgico Sergio Cameriere sommessamente sospira: "Se c'era Remo Remigi!". E un Mario Venuti in versione tutt’altro che multietnica esclama: "Muoviti, nera!". Nervosetti anche Tricarico ("Corri! Taci!") e Paolo Meneguzzi ("Un pazzo è meglio!"). Per non parlare di Giò di Tonno che sbraita:"Ogni dito no!" (ma cosa mai gli stanno facendo?). La coccolatissima (e favoritissima?) Anna Tatangelo diveggia anzichenò ("Lagna? Ne ò tanta!") e fa le fusa Tiromancino con la fidanzatina ("Torno, micina!"). Lo imita con l'inglesina che vive a Parigi Michele Zarrillo ("Hallo, Liz, remerci!").
C'è da sospettare che la navigata Loredana Berté voglia inimicarsi il critico Grasso del Corrierone ("Aldo terrà bene!") intanto che Eugenio Bennato si abbandona populisticamente alla massa ("Buona gente e noi"). Infine, in un raptus di spiritualità, un dubbioso Amedeo Minghi pone con sguardo ieratico una domanda radicale: "Emma, neghi Dio?".
A proposito di radicale, che davvero si rivolga alla Emma Bonino "mangiapreti"? Mah, chissà! Certo è che ciascun virgolettato contiene le medesime lettere del nome e cognome a cui si riferisce, cambiate di posto (provare per credere!). E' la melodica e perciò orecchiabile legge dell'anagramma. Che fa rima con "Mamma", la canzone per antonomasia che quando Sanremo vagì aveva già festeggiato 10 compleanni.

Leone PantaleoniEnigmista

LA STATUA DELLA MADONNA DI FATIMA SABATO 1° MARZO NELLA CATTEDRALE DI PESARO


Tappa di un lungo tour, sabato primo marzo prossimo la statua della Madonna di Fatima sarà a Pesaro, in Cattedrale. Novantuno anni dopo la prima apparizione del 1917, ventisette anni dopo l'attentato al Papa del 1981 e quasi tre anni dopo la morte dell'ultima veggente del 2005. Dove, si noti bene, tutte e tre le fatidiche date hanno un denominatore comune nel giorno del 13 maggio.

Non è difficile prevedere la enormità del numero di coloro che non si lasceranno di certo sfuggire l'occasione di pregare la “bella Signora” di Francesco e Giacinta Marto e di Lucia Dos Santos, fissandola negli occhi con i propri occhi e sfiorandole le mani con le proprie mani. E siamo certi che fra quei tanti, non pochi saranno i non adusi alla pratica dei sacramenti. E che su Dio, ma prima ancora sulla Chiesa, intesa come uomini di chiesa, nutrono perplessità che definire soverchie è mero eufemismo.

Come si sa, nella corona che orna il capo della Madonna è perfettamente incastonato il proiettile che si conficcò nei viscere di Karol Wojtyla. Quella medesima pallottola che, a detta della vittima, venne convenientemente deviata da una mano materna, in maniera inoffensiva per la sua sopravvivenza ma offensiva, come più non si potrebbe, per quella che viene comunemente definita legge delle probabilità. Che poi è un po' come scagliare con violenza una palla da baseball su uno scaffale di cristalleria e non rompere neanche un oggetto.

Sopra Fatima aleggia la diatriba sul disvelamento del terzo ed ultimo segreto. La versione ortodossa assicura che tutto ciò che c'era da riferire sull’ultimo capitolo è stato riferito. Vi è invece chi sospetta che ne manchi proprio l'ultimo paragrafo. E lo prevede per questo terrificante. E, peggio ancora, apocalittico. Al punto di aver coniato un inquietante: "Quarto segreto di Fatima".

Leone Pantaleoni

venerdì 22 febbraio 2008

martedì 19 febbraio 2008

FINALMENTE A CAGLI SI RIPARLA DEL NUOVO PIANO PER IL TRAFFICO

Non voglio annoiarvi, quindi vi
ripropongo, qui a sinistra, i collegamenti
agli argomenti da me già trattati in
proposito.
Però ci tengo ad informarvi che due anni fa, esattamente il 27 luglio 2005, consegnai personalmente la seguente istanza al Sindaco Papi, sottoscritta da me quale primo firmatario e da altre novanta persone, abitanti del Borgo e del Corso xx settembre.
Rimase, naturalmente, lettera morta, nonostante la promessa che di lì a poco sarebbe entrato in vigore il nuovo piano per il traffico che avrebbe sicuramente ovviato a molti dei problemi da me sollevati.
Ecco la lettera del 27 luglio 2005
AL SIG. SINDACO
DEL COMUNE DI CAGLI

I sottoscritti concittadini domiciliati in unità immobiliari adiacenti al tratto iniziale di Corso xx settembre, compreso fra la Porta Lombarda ed il vicolo della Pioletta, nonché operatori commerciali e professionisti che esercitano la loro attività nella stessa area urbana


ESPONGONO

qualora fosse non nota a codesta Amministrazione Comunale, la situazione della viabilità nel tratto di strada sopra indicato:

il tratto iniziale di Corso xx settembre compreso fra la Porta Lombarda ed il vicolo della Pioletta non è sufficientemente largo da consentire un transito agevole per i pedoni in presenza di un traffico veicolare ad elevata densità qual è quello attuale:

1. i pedoni devono procedere in fila indiana, fatto questo che li induce a preferire percorsi alternativi, con grave danno per le attività commerciali, mentre i malcapitati che si trovano a dover percorrere questa strada per forza maggiore, sono costretti a spalmarsi ripetutamente contro i muri polverosi per evitare di essere investiti, col rischio poi di sentirsi strappata di mano la borsa della spesa o l’eventuale ombrello aperto;
2. nel tratto fra la Porta Lombarda e via dell’Ospedale, che sarebbe più largo del rimanente tratto che va fino al vicolo della Pioletta, ci sarebbero minori problemi di compresenza fra il traffico veicolare e quello pedonale, stante il divieto di sosta permanente in esso vigente; tuttavia il divieto di sosta viene puntualmente ignorato, con il tacito consenso degli organi di Polizia Municipale i quali, consapevoli dei problemi della sosta nel centro storico, sono indotti forse spontaneamente, forse su invito della stessa Amministrazione Comunale, a tollerare i continui abusi, a discapito però dei pedoni che sono costretti a defilarsi frettolosamente insinuandosi continuamente fra le macchine in sosta per consentire il continuo flusso di macchine che sale verso Piazza Matteotti;
3. come se non bastasse il danno arrecato dall’ingombro dei veicoli in sosta, va aggiunto che spesso i veicoli in movimento procedono imprudentemente (incredibile a dirsi) ad andatura sostenuta, con ulteriore aggravio della situazione dei pedoni; è pur vero che per uscire dalla porta di casa si deve prestare molta attenzione, ma vedere sfrecciare le vetture che sfiorano i portali delle nostre abitazioni non ci fa sentire in una botte di ferro;
4. in mancanza di rilevazioni strumentali non è possibile affermare che nella strada in questione ci sia una situazione di inquinamento allarmante, ma l’evidente presenza di polveri non è da valutare come un fatto trascurabile per cui sarebbero opportune delle rilevazioni al fine di prendere gli eventuali provvedimenti che si rendessero necessari per salvaguardare la salute dei cittadini;
5. la pavimentazione stradale non è adeguata al tipo di traffico presente in Corso xx settembre, dal momento che elementi del pavé si staccano in continuazione al passaggio delle vetture, schizzando perfino contro le vetrine e contro le gambe delle persone; inoltre il piano stradale non ha retto sotto il peso dei veicoli, per cui si sono formati due profondi solchi nelle strisce di strada su cui corrono le ruote, provocando un ulteriore disagio per i pedoni, oltre al danno estetico all’arredo urbano; inoltre il movimento del sottofondo stradale ha provocato ripetuti danni all’acquedotto sottostante.

Alla luce di quanto esposto i sottoscritti la
INVITANO
a considerare l’opportunità di prendere quanto prima i provvedimenti che riterrà più efficaci al fine di alleviare le condizioni di disagio sopra descritte, prodotte dall’attuale piano per il traffico nel centro urbano.

seguono una novantina di firme ...
Note aggiuntive consegnate al sig. Sindaco contestualmente alla lettera:

Destinazione d’uso del CorsoÈ noto a tutti quanto la Piazza di Cagli rappresenti il centro di aggregazione per eccellenza per la cittadinanza e per i forestieri.
È noto altresì quanto le vie di accesso alla Piazza rappresentino ed abbiano rappresentato anche in passato il nucleo della vita sociale ed economica della città.
Ma mentre le altre vie, via Leopardi, via Alessandri, via don G.Celli, per intendersi, hanno mantenuto nel tempo, anzi hanno migliorato (o stanno migliorando) la loro caratteristica di salotto buono della città, il Corso è stato pesantemente penalizzato dall’evoluzione del traffico che ha condizionato sensibilmente le abitudini dei cittadini.
Il Corso è diventato un collegamento rapido per il raggiungimento veloce della tanto ambita Piazza per chi proviene da via Flaminia nord.
O ancor peggio un attraversamento rapido della città per chi, provenendo sempre da quella direzione, vuole raggiungere monte Petrano o Pianello o talvolta addirittura Cantiano, con toccata e fuga nella solita Piazza.
Inoltre, sempre il Corso, costituisce, per gli utenti della piazza e dintorni, il parcheggio per lunghe soste, talvolta anche giornaliere, nonostante il divieto permanente vigente.
Sarebbe invece opportuno restituire al Corso la funzione di appendice del centro vitale ed economico principale della città, nonché di collegamento pedonale, agevole per quanto possibile, magari non esclusivo, alla struttura di S. Emidio nonché ai parcheggi presenti e da realizzare nella zona immediatamente adiacente al lato nord della città.

Pedoni
È stata descritta nell’esposto al sig. Sindaco la difficoltà con cui i pedoni sono costretti a transitare per il Corso.
Desidero aggiungere la descrizione del disagio di chi si accinge a salire a piedi verso il centro della città percorrendo il viale di Porta Lombarda, quello che dalla stazione di servizio Esso conduce al Corso:
sulla sinistra per chi sale c’è la cunetta di scolo delle acque piovane pressoché impraticabile;
sulla destra c’è la fila delle macchine in sosta ed al di là di queste il marciapiedi, questo però impraticabile a causa di due o tre dislivelli di 70-80 cm. che ne interrompono la percorribilità; non si conosce il motivo di tale intervento, fatto sta che il marciapiedi non è percorribile, non è utilizzabile per la sosta delle auto e non è neppure curato come spazio verde, è lì, e basta;
quindi i pedoni devono arrancare lungo la rimanente corsia della carreggiata facendo attenzione ai veicoli che provengono da dietro a velocità sostenuta per affrontare più agevolmente la ripida salita senza scalare le marce.
Non sarebbe allora opportuno intervenire in quest’area per incrementare i posti per la sosta delle auto e per realizzare un piccolo marciapiedi per i pedoni ?

Velocità dei veicoli
Se le macchine devono transitare per il Corso è imperativa la necessità di adottare ogni mezzo possibile per ridurne la velocità: eventuali veicoli devono assolutamente utilizzare il Corso procedendo a passo d’uomo nella consapevolezza della convivenza con i pedoni ai quali va dato il diritto di precedenza.
Solo così sarà possibile continuare a consentire la presenza dei veicoli senza togliere ai pedoni il piacere di aggirarsi per le vie del nostro centro storico.
Intensità del traffico
Per di più sarebbe anche opportuno prevedere, almeno in certi periodi dell’anno con maggiore intensità di traffico, l’individuazione di Z.T.L. (zone a traffico limitato ai soli veicoli autorizzati) e la chiusura totale del traffico veicolare in certe ore della giornata anche per il Corso come già si sta facendo in altre vie.
Come non sarebbe male interdire l’accesso alle strette vie di Cagli ai veicoli di grossa taglia come furgoni, pulmini, fuori strada e simili, salvo autorizzarli per evidenti motivi di utilità.

Sosta
La necessità di disporre degli spazi per la sosta nel centro storico è originata da diverse esigenze, da quelle private dei residenti che non disponendo di garage hanno la necessità di parcheggiare non troppo lontano da casa, a quelle commerciali degli esercenti che hanno bisogno di aree per la sosta dei clienti e dei fornitori, a quelle sociali di chi deve accedere agli uffici pubblici, alle strutture sanitarie, ai luoghi di culto, a quelle turistiche che vogliono aree di sosta di facile reperibilità e non lontane dalle strutture architettoniche, artistiche, residenziali ecc. che rappresentano motivo di richiamo per i turisti.
Non è un problema di facile soluzione, e forse è impossibile accontentare tutti, ma così non va: si devono definire le priorità, individuando le soluzioni possibili, attuandole con la massima tempestività e soprattutto con la massima intolleranza verso i trasgressori.
Comunque le eventuali iniziative rivolte a ridurre l’intensità del traffico conterrebbero già dei buoni risultati anche sul fronte del problema della carenza delle aree di sosta.
Certamente appare evidente che se i veicoli presenti sono molti e le aree di sosta scarseggiano non è una buona soluzione quella di avere tanti divieti di sosta e non farli rispettare.
Mentre sarebbe più coerente forse individuare le sia pur poche aree di sosta possibili e fare in modo che non vengano “privatizzate” da nessuno con soste permanenti, regolamentandone l’uso con soste ad orario, a pagamento o quant’altro sotto lo stretto controllo di apposito personale.

sabato 16 febbraio 2008

TUTTI FRUTTI

Che cos’ha di particolare questo brano?




“Selene, effervescente fruttivendola senese trentenne vende merce sana (sempre molto cara!): rara (Kiwi, cocco, ananas, mirtilli), poco rara (mele, pere, pesche, verze, fichi)”

Ve lo diciamo subito:


E' composto di 23 parole e ne conta 22 monovocaliche
mentre la rimanente è panvocalica (eh sì, fruttivendola di vocali ne possiede cinque).
Naturalmente avrete capito che monovocalico significa invece che ciascun termine contiene una sola vocale. Nel senso di un unico tipo.
Resta il fatto che al posto di ciascuno sarebbe stato opportuno che avessimo scomodato il ridondante ciascheduno semplicemente perché, al pari di fruttivendola, anche ciascheduno le vocali le ha proprio tutte.

Leone PantaleoniEnigmista



A proposito di anagrammi.
Leggete come il nostro Leone ha anagrammato il proprio nome:






LEONE PANTALEONI




01) E TALE NON E' NAPOLI (immondezzaio?)
02) NONNA E' TIPO LEALE (nonno invece bara?)
03) NO, NON E' TIPA LEALE (la collega che non vorrei)
04) NELLO, PINA E ANTEO (tre uomini in barca?)
05) E' ALPINO? NON E' TALE! (tra l'altro è anche astemio!)
06) ELENA NON E' PILOTA (che sia invece hostess?)
07) LA NINEL E' POETA? NO! (caso mai, poetessa)
08) IN NEPAL E' ETANOLO (e altrove è vino?)
09) A.N. NON E' TIPO LEALE (si dice il peccato)
10) L'ENEA NON E' PILATO (lui non se ne lava le mani)
11) NO, PIA NON A' LE TELE (che le abbia Lucio?)
12) NO, ITALA NON E' PELE' (calcio femminile)
13) AL LIETO NON E' PENA (la povertà francescana)
14) ENEA NON E' LI' AL TOP (dove? A casa di Didone?)
15) E PILATO A' LE NONNE? (altrimenti le ha avute)



e questo lavoro lui lo ha definito così





"facile compitino" !



mercoledì 13 febbraio 2008

TRA EDIPO E SAN VALENTINO? NEANCHE UN INCIUCINO!



IL GIOCO - Se sacro e profano s'incontrano, anzi, si scontrano nel giorno della festa degli innamorati



San Valentino è la festa di lui e di lei. Cotti a puntino.



Ma se d'amore ne rimane un po' per l'enigmistica, le cose s'incasinano. Esempio numero uno:



Lui: - Ti amo! -.



Lei: - Che noia! -.



Ma - ci credereste? - voleva rispondergli : - Anche io! -.



La colpa dell'equivoco? Ma è dell'anagramma! Infatti le brevi frasi "che noia" e "anche io" sono composte dalle medesime sette lettere cambiate di posto.



Esempio numero due:



lui a lei, pittrice ornamentale e pesarese verace: - Decora polli! -.



Lei a lui: - Me? Ridacchio! -.



Una lite sul più bello? Macchè, volevano dirsi: - Capelli d'oro! - e - Occhi di mare! - come si fa nel crescendo del trascinante vortice de sensi.



La colpa? Ma sempre dell'anagramma, si capisce.



E per le medesime ragioni di cui sopra. E ancora:



lei, ricercatrice famosa, rivolta a lui, tutta elettrizzata, con fare di gattina: - Atomi di carbonio! -.



Lui, statua di sale come la moglie di Lot, che non sa cosa risponderle. Poverino, come capire che con quelle identiche lettere riposizionate volesse invece miagolargli: - "Bacini d'oro" (è così che lo chiama nei momenti di massima intimità), ti amo -!.



A proposito, se lui vi esclama: - Ti amo tanto! -, aspettate un attimo prima di squagliarvi, perché potrebbe avere non una, né due, e nemmeno tre, bensì otto amanti. Perché "otto amanti" è formato dalle stesse cinque vocali e cinque consonanti di "ti amo tanto".



Caspita, allora, è proprio un diavoletto intenzionato a mettere i bastoni tra le ruote nel giorno degli innamorati, questo anagramma! Ma protezione di San Valentino o meno, la cagnara è sempre dietro l'angolo. Sentite questa:



lui a lei, scuro in volto: - Avoli d'avola! (Forse Adamo ed Eva?).



Lei a lui, livida in faccia: - Chi mi soffia? (sarà perché lui si chiama Eolo?).



No, non si tratta di frasi sconnesse di chi si è appena fatto una canna. Per via d'un anagramma - stavolta eufemistico angioletto - si sono invece sparati a bruciapelo un - Va al diavolo! - e un - Mi fai schifo! -.



Fulmini e saette di Giove, altro che i leggiadri dardi di Eros! Eh, sì, non c'è verso: Edipo e San Valentino, insolubilità del profano nel sacro, non faranno mai rima con inciucino.



Leone Pantaleoni
Enigmista









Ma tra i paradossi dell'enigmistica primeggia, per ovvie ragioni onomastiche, Valentino Rossi




SAN VALENTINO, FESTA DELLE ZITELLE





Altro che degli innamorati! In realtà San Valentino è la festa delle zitelle! Paradossale che sia e antitetico che sembri, ha il coraggio - o l'incoscienza - di sostenerlo l'enigmistica.



E dell'enigmistica quel gioco, l'anagramma, dove si spostano le lettere di una parola per formarne un'altra.
Da quelle che compongono San Valentino si ottiene infatti: "Sola vent'anni", che rimanda, inesorabilmente, alla donna in eterna attesa del marito ideale.
Pseudonimo di uno sconosciuto Rodolfo Guglielmi, Valentino è il nome d'arte di quell'idolatrato Rodolfo del cinema muto, Rudy per il gentil sesso (e non solo quello) che impazziva per lui.
Se soltanto gli cambiamo l'iniziale, si ottiene una parola di senso compiuto: "salentino". Quale egli era per altro davvero, essendo nato in quel di Castellaneta nel remoto 1895, l'anno in cui scoppia in Francia l'"affaire Dreyfus". Morì a soli 31 anni, per un'ulcera perforata.
Quasi a suggellare come non sia un caso che l'anagramma del suo nome è "non vitale". Sulle sue avventure amorose da far impallidire Casanova, ventilano tante, tantissime dicerie. Leggende, insomma. Quasi a confermare come non sia una cieca combinazione che "ventilano" è un ulteriore anagramma onomastico curiosamente attinente alle vicende della sua esistenza.
Ma Valentino è anche il nome del nostro planetario asso delle moto di cui, cambiata l'iniziale, si ottiene "talentino". Dove talentino, non v'è dubbio, è qui figura retorica, detta antifrasi, che consiste nell'esprimersi con termini di significato opposto a ciò che si vuol dire.
Come nel caso esemplificativo di: - Adesso viene il bello! -. A spezzettare la parola Valentino, se ne ottengono 3: va, lenti e no. Dove "va" è la terza persona presente del verbo andare: andare, sottinteso forte, come Valentino Rossi. Dove - ottica ... Valentini a parte - "lenti" è il contrario di veloci: veloci come i giri di Valentino Rossi. E, da ultimo, "no" è l'opposto di "sì". Un sì quale unanime e scontata risposta alla domanda: - Tornerà Valentino Rossi ad essere l'uomo da battere? -.


Leone Pantaleoni
Enigmista





Battuta per San Valentino




Nati sotto il segno dei Pesci

Lui (intrufolandosi nel camerino): - L’AMO! –
Lei (seminuda al trucco): - ESCA! –




Leone Pantaleoni
Enigmista


Permetteteci un’appendice e poi di San Valentino se ne riparlerà soltanto fra un anno:

Lui: - Ramona, amica mia, mi ami?
Lei: - T’amo da molto Adamo, da morire! Lei: - E’ la moda?
Lui: - No, è amore!
Insieme: - Sì, amiamoci, non oziamo e baciamoci!

Beh, sapete quanti “amo” ed “ami” ci sono in queste pochissime righe?
Ce ne sono 15. E poi dicono che l’amore non è una subdola punta uncinata per farci abboccare!

Leone Pantaleoni

Enigmista



E MI RACCOMANDO: NON PERDETEVI GLI ANAGRAMMI DI FONDO PAGINA

martedì 12 febbraio 2008

Amando e anagrammando

PERSONAGGI CAGLIESI,
IN CERCA D’AUTORE



Amando la mia Cagli e anagrammandone le figure emergenti, ve ne propongo un po' sotto una inedita veste edipica. Invece di veste avremmo dovuto scrivere maschera ma è Quaresima e si sa che certe tradizioni vanno rispettate per una loro insita e radicata sacralità che non ammette eccezioni.

Vi faccio qui un esempio:

Nomi: 10, 2, 7 – 8, 7
Lei, rispondendo a lui che parla di loro: “Se non stan a Cagli, dici?

Lui, rispondendo a lei che sparla di loro: “Anzi, panni vecchi!

I nomi dei due personaggi cagliesi nascosti nelle arcane frasi pronunciate nel dialogo sono, chiaramente:


Giannicola De Sanctis

e

Vincenza Panichi

Tanti altri ne troverete in fondo alla pagina........................

Il numero resta aperto. Destinato a crescere, cioé. In attesa di opportune segnalazioni. Come non poteva essere altrimenti, i politici tengono banco. Quantitativamente. Nella speranza, nostra e loro, di potersi meritare anche quell’assai più ambito attributo che è "qualitativamente". Ma ci sono anche artisti, giornalisti, personaggi dello sport e della cultura, amici e...parenti.

Leone Pantaleoni
enigmista

venerdì 8 febbraio 2008

SI SCRIVE PUBBLICITA' MA SI LEGGE PIOVRA

Una riposante inserzione di oggi
che si rifà allo stile di ieri, quando la pubblicità era circospetta.
E cioé umana ed estranea alla nevrosi.

Si scrive pubblicità ma si legge piovra. Indiscussa e diletta primogenita d'un sempre più insaziabile consumismo che si nutre di quei medesimi pseudo-bisogni che esso stesso crea, in televisione è diventata così invasiva che dà chiara l'impressione di come i programmi, anche per la loro disarmante volgarità e pochezza, siano diventati un pretesto per lasciarle sgombero il proscenio.
Nelle riviste imbastardisce e s’insinua, rendendo farraginosi gli argomenti impaginati che non si sa più dove cominciano o finiscono. Frammenta la compattezza del tutto e rende più improbo che acrobatico il compito dei grafici, prima, e dei lettori, poi.
Nelle cassette postali, emula del cucùlo, scaccia la posta legittima dal nido per prenderne il posto.
Nelle linee telefoniche fa quotidianamente e sistematicamente squillare l'apparecchio mentre ti sei appena appisolato per la pennichella. Oppure sei in posizione di sparo, dinnanzi ad un fumante piatto di pastasciutta. O, addirittura, mentre sei inzuppato e insaponato sotto la scrosciante doccia.
"Pedofila" per vocazione, fa uso sconsiderato di bambini che, bellissimi e sanissimi, li rende così antipatici da renderci grandemente simpatico Erode il Grande. E mette contestualmente a nudo la nostra ipocrisia che in altri frangenti si preoccupa di oscurarne i paffuti volti.
Infine, se fatta da inserzionisti affermati che dettano legge, alla "Dolce & Gabbana" per intenderci, travestita da fulgido esempio di inarrivabile arte fotografica, si diverte a titillare maliziosamente i lati più oscuri ed angosciosi della nostra psiche. Nonché a rivoltare come un guanto il nostro disarmato buonsenso, con quelle immagini gay a tutta pagina, rigonfie d’orgoglio genitale.
Sempre in tema di pubblicità, sere fa, nel giorno che commemorava la Shoah, è stato riproposto su rete 4 il film Schinder’s List. Senza una interruzione ch’è una. Incredibile, ci siamo chiesti compiaciuti, stropicciando increduli gli occhi! Ma poi subito rattristandoci, al pensiero che – caspita! - ci voleva un genocidio per abbatterla
.



Leone Pantaleoni

giovedì 7 febbraio 2008

IL SOMMO POETA PROFETIZZO' LA VITTORIA DI VELTRONI


Da “La Divina Commedia” - INFERNO - Canto I vv. 79-136

Dante ha appena iniziato il lungo viaggio che lo porterà ad attraversare i misteriosi mondi dell’al di là e si è imbattuto in tre spaventose bestie che gli sbarrano il cammino: una lonza, un leone ed infine una lupa. Intravede un’ombra alla quale chiede aiuto; quella fornisce le sue generalità e Dante la identifica:


"Or se' tu quel Virgilio e quella fonte
che spandi di parlar sì largo fiume?",
rispuos'io lui con vergognosa fronte.

"O de li altri poeti onore e lume
vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore
che m'ha fatto cercar lo tuo volume.

Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore;
tu se' solo colui da cu' io tolsi
lo bello stilo che m'ha fatto onore.
Vedi la bestia per cu' io mi volsi:
aiutami da lei, famoso saggio,
ch'ella mi fa tremar le vene e i polsi".

"A te convien tenere altro viaggio",
rispuose, poi che lagrimar mi vide,
"se vuo' campar d'esto loco selvaggio:

ché questa bestia, per la qual tu gride,
non lascia altrui passar per la sua via,
ma tanto lo 'mpedisce che l'uccide;

e ha natura sì malvagia e ria,
che mai non empie la bramosa voglia,
e dopo 'l pasto ha più fame che pria.

Molti son li animali a cui s'ammoglia,
e più saranno ancora, infin che 'l veltro
verrà, che la farà morir con doglia.

Questi non ciberà terra né peltro,
ma sapienza, amore e virtute,
e sua nazion sarà tra feltro e feltro.

Di quella umile Italia fia salute
per cui morì la vergine Cammilla,
Eurialo e Turno e Niso di ferute.

Questi la caccerà per ogne villa,
fin che l'avrà rimessa ne lo 'nferno,
là onde 'nvidia prima dipartilla.

Ond'io per lo tuo me' penso e discerno
che tu mi segui, e io sarò tua guida,
e trarrotti di qui per loco etterno;

ove udirai le disperate strida,
vedrai li antichi spiriti dolenti,
ch'a la seconda morte ciascun grida;

e vederai color che son contenti
nel foco, perché speran di venire
quando che sia a le beate genti.

A le quai poi se tu vorrai salire,
anima fia a ciò più di me degna:
con lei ti lascerò nel mio partire;

ché quello imperador che là sù regna,
perch'i' fu' ribellante a la sua legge,
non vuol che 'n sua città per me si vegna.

In tutte parti impera e quivi regge;
quivi è la sua città e l'alto seggio:
oh felice colui cu' ivi elegge!".

E io a lui: "Poeta, io ti richeggio
per quello Dio che tu non conoscesti,
acciò ch'io fugga questo male e peggio,

che tu mi meni là dov'or dicesti,
sì ch'io veggia la porta di san Pietro
e color cui tu fai cotanto mesti".
Allor si mosse, e io li tenni dietro.

Qualcuno ha individuato nel veltro nientemeno che Veltroni, quindi a voi riconoscere gli altri protagonisti, in analogia all’attuale momento politico che sta attraversando il nostro Paese.
Una ulteriore conferma che Dante è stato un poeta “ispirato”.

martedì 5 febbraio 2008

LO STRAMBO MARTEDI' GRASSO DELL'ENIGMISTA

IL GIOCO - Da Mirò e Degas al Cireneo, passando per Gunter Grass


Oggi è il giorno di Martedì Grasso, ultimo di Carnevale.
Una volta, in vista dell'imminente digiuno quaresimale, ci si dava all' "apriti stomaco!" abbuffandosi con ravioli conditi con sugo di carne magra di manzo. A seguire, braciole di maiale con contorno di cavolfiore verde. Quindi vini, formaggi, frutta di stagione e chi più ne ha più ne ingolli e ne ingozzi.
Ma l'enigmistica, come cucina l'enigmistica il Martedì Grasso?
Ad esempio fa dire a qualche spirito nomade che lui è capace di trasferirsi nei paesi dell'Europa orientale (so migrar ad Est).
Fa confessare a qualche marito che la sua consorte s'inebria del nettare di Eros (si strega d'amor): vero e proprio incatenante influsso malefico (morsa di strega).
Fa elevar a stelle dell'arte due sommi pittori del ventesimo secolo (Mirò? Degas? Star!).
E infine, un po' da medico di famiglia e un po' da farmacista nel rispettivo atto di prescrivere e consigliare il benefico sciroppo, fa eufemisticamente definire una comune irritazione respiratoria (dir magra tosse).
Dove, sia chiaro, "so migrar ad est", "si strega d'amor", "morsa di strega", "Mirò? Degas? Star!" e "dir magra tosse" sono frasette composte delle medesime lettere di Martedì Grasso.Ah, dimenticavamo, sempre in tema d'arte, per sottrazione di lettera (una emme da "Martedì" ed una o da "Grasso") si ottiene: "Arte di Grass". Con chiara allusione al famoso letterato tedesco, gran pipatore, con vocazione pacifista.
Da domani, sono Ceneri. Anagramma di Cirene. Per portare, come quel Simone, padre di Alessandro e di Rufo, la croce del più stretto digiuno.


Leone PantaleoniEnigmista






ECCO QUALCHE FOTO DELLA FESTA IN MASCHERA
DI IERI SERA
....MA CE N'ERANO DI PIU BELLE !!
PECCATO LA PIOGGIA. BRAVI TUTTI !!
.



Non dovrei favorire la ...concorrenza, ma andate a vedere le foto di Cagli Duemila, (ma anche lì mancano i gruppi più belli)

lunedì 4 febbraio 2008

QUESTA SERA IN PIAZZA IL CARNEVALE CAGLIESE




SI FA PRESTO A DIRE BORGO

Nativo del Borgo ("Voj gì gel Borg!" frignavo da piccolo quando babbo e mamma mi portavano a casa di zio Toto che abitava in via Purgotti), nonché appassionato di enigmistica, mi permetto di dire la mia sul nome di questo quartiere così inscindibilmente legato a personalissime radici. E quindi alla mia vita. Zigzagando non poco, andando a ruota libera insomma, da Borgo, per sottrazione di lettera, si può passare a Borg (asso del tennis). Per falso peggiorativo a Borgaccio (frazione di Saltara), Borghezio (uomo politico), Borges (poeta argentino) e Burgos (città spagnola). Per falso diminutivo a Borghini (famoso amaro digestivo), Borghetto (quartiere di Ancona), Borgnine (Ernest, attore americano), bargello (capo dell'antica polizia comunale e dunque personaggio del nostro palio) e Birgitt (o Birgitte, da Brigida, forse passando per Brigitte). Per mera assonanza acustica, a Borgogna (provincia francese), Borgomastro (il sindaco dei tedeschi), Borghese (antica e blasonata famiglia romana, da cui Paolo V), Borgo Pace (cittadina della nostra provincia), Borzaga (il bivio che porta a Urbino o a Fermignano) e Borgosesia (località piemontese da cui la nota marca di lana). Per anagramma (parole formate dalle stesse lettere cambiate di posto) si ottiene "Gobro", quale prima persona presente del verbo coprire. Come? Non capite? Ma messo nella bocca di un Biscardi qualunque, s'intende! Per cambio d'iniziale da Borgo si transita comodamente a gorgo, porgo (verbo) e sorgo (verbo e pianta). Per cambio di consonante a bongo (strumento musicale), bordo e Borso (duca estense). Anche l'alchimia recrimina la sua parte, perché in Borgo sono contenuti due elementi della famosa tavola di Mendeleev, il boro e l' oro. Con i quali, in Borgo, sono comprese altre parole, e precisamente orbo, rogo e Goro (la città emiliano-romagnola della ... pantera Milva). Come Barga, Borgo è parola monovocalica. Con la supplementare curiosià che Barga è cittadina della monovocalica Garfagnana. Se divisa in due parti, con la reciproca aggiunta di una a, Bor-go si tramuta in bora ed ago (quasi a dire che il vento freddo punge?). Analogamente, scomodando il dittongo ia, si arriva, sempreché si ottenga la licenza di equiparare la i alla j, a boria e Iago. Per acrostico (dove le iniziali di parole che si susseguono formano una nuova parola), Borgo può esternare un’adolescenziale tempesta ormonica con: "Bacerei Otto Ragazze Giovani Ognidì!". Facendo notare che per un’ambivalenza che è equiparazione di sessi, si potrebbe anche scrivere "Ragazzi".
Nell' ahimé anacronistico slogan: "Borgo è Cagli? Bel coraggio!", sottolineiamo come "Borgo è Cagli" sia l'anagramma di "Bel coraggio".
Ebbene sì, nelle tante fantasticherie dell’enigmistica c'è sempre qualcosa che il vero recrimina.
LeonePantaleoni

sabato 2 febbraio 2008

MASCHIO ADDIO


La notizia è la seguente:
Potrebbe essere la fine dell'uomo. Ma non della donna. Scienziati britannici sono pronti a trasformare midollo spinale femminile in sperma, tagliando fuori i maschi dal processo di creazione della vita umana. Poiché i bambini nati da uno sperma artificiale così ottenuto non avrebbero il cromosoma Y necessario ai maschi, la procedura permetterebbe di mettere al mondo soltanto femmine: come in un romanzo di fantascienza, teoricamente, la terra potrebbe un giorno essere popolata esclusivamente da donne. Ma a parte che gli uomini dovrebbero essere d'accordo a scomparire e le donne a non voler più concepire figli insieme ai maschi, la possibilità scientifica è ancora lontana perlomeno una decina d'anni. La svolta, annunciata dal settimanale britannico New Scientist, è opera di ricercatori della Newcastle University, il cui centro di studi sulle cellule staminali è tra i più avanzati del pianeta.

E qusto è il commento del nostro Leone da Cagli:

Abbiamo già avuto occasione, non di rado animatamente, di smascherare la falsità dell'attributo di sesso debole riferito alla donna. Un controsenso. Un paradosso. Un ossimoro. Una sciocchezza, insomma. Ma adesso, nell'apprendere che potendosi ricavare sperma dal di lei midollo, di lui non c'è più necessità procreativa, l’assunto è confermato come più non si potrebbe. A consolazione più patetica che magra, si aggiunge però che non è cosa di domani mattina. Ci vorranno almeno tre annetti per mettere a punto una tecnica che prende il nome di partogenesi (procreazione senza apporto maschile). Succede già anche per alcune cimici. Accadrà anche per noi. In sostanza la donna, in versione vedova nera, anzi nerissima, elimina col suo midollo colui che l'ha ricavata dalla sua costola. Bella riconoscenza! Alla faccia della sempre autorevole Bibbia! E della sempre sbandierata par condicio tra i sessi! C'è però un particolare: in questo modo potranno nascere soltanto femminucce. Se ne ricava che azzurri resteranno il mare, il cielo e l’orecchiabile pomeriggio del Celentano che cerca l’estate tutto l’anno. Ma non certo i fiocchi da appendere fuori della porta di casa. Che saranno tutti quanti rosa. E alla lunga, estintisi quelli di Adamo, a popolare il pianeta non resteranno che gli emuli di Eva. Quante e quali implicazioni, allora! Ce n'è per tutti. Scienza medica a parte, saliranno a turno in cattedra antropologi, filosofi e teologi, senza trascurare gl'imprescindibili psicanalisti. Ah, dimenticavamo, e Umberto Eco, naturalmente. Che non manca mai e che di seme, anzi, di semeiotica se ne intende. Morale: sarà vero? Sarà una favoletta? Da favoletta a tavoletta il passo è breve. Visto che, in barba ai sapientoni, non ci sarà più il problema terra terra di abbassare o sollevare quella del water dopo la fisiologica frequentazione del bagno dell'uno o dell'altra.


Leone Pantaleoni


MA NON PREOCCUPIAMOCI ANZITEMPO:

Speriamo che le donne normali, la maggioranza quindi, per istinto naturale, continuino a preferire i rapporti sessuali con gli uomini.


Poi non sappiamo che tendenze sessuali avranno le femmine di nuovo stampo.


E a questo punto non è detto che, prima o poi, la scienza non arrivi a scoprire anche il metodo per ottenere femmine normali dalle costole degli uomini; la qual cosa metterebbe al sicuro la prosecuzione della specie “biblica”. Quindi per la salvezza dell’uomo è indispensabile che la ricerca possa andare avanti.