Nuove promesse sulla Sanità Regionale.

Nuove promesse sulla Sanità Regionale.
Cambio di passo o vuota propaganda?

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San Leo. Un toponimo da recuperare.

MOSTRA A PALAZZO BERARDI MOCHI-ZAMPEROLI

MOSTRA A PALAZZO BERARDI MOCHI-ZAMPEROLI
L'ANIMA NEL TEMPO

EVENTI

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INNO AL TARTUFO. Cagli 23 e 24 novembre 2019

RADUNO ANA A CAGLI

RADUNO ANA A CAGLI
RADUNO ANA A CAGLI

MOSTRE D'ARTE

MOSTRE D'ARTE
Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli - Dal 2 al 24 settembre 2017

mercoledì 31 ottobre 2007

“VIA CELLI È UN PERICOLO PER I PASSANTI”

La protesta dei residenti: “Oltre ai rischi una pessima immagine”.
E una signora cagliese vince la scommessa con il sindaco: è morta senza riuscire a vedere sistemata la strada.

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Con questi argomenti Gianni Batoli riporta in evidenza il degrado di via don G. Celli nelle pagine del Corriere Adriatico del 30 ottobre.
Come non aderire a questo ennesimo segnale di protesta? Ha fatto bene Batoli a riproporre la annosa questione che veramente rischia di venire accettata con rassegnazione dai cittadini, che cominciano ad abituarsi a questo disagio come ci si abitua alla miseria. Ma poi magari ogni tanto qualcuno reagisce.
Viene da chiedersi cosa si nasconde dietro a questo atteggiamento di menefreghismo assunto dall’Amministrazione comunale: non è possibile che in tanto tempo non ci sia mai stato un momento favorevole per trovare i soldi per questa esigenza, che ogni volta sia sopraggiunto un problema più urgente da risolvere, che nonostante la continua presenza di cantieri lungo la via non si riesca a realizzare il rifacimento almeno parziale della pavimentazione procedendo per lotti. Ad esempio non si potrebbe realizzare ora, nonostante la presenza del cantiere del palazzo Luzi Rigi Luperti, la pavimentazione del Casalino alias via Felici? O del primo tratto di via don G. Celli, vicino alla piazza?
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Ma no, questo non si fa, si può andare avanti così, tanto oramai ci abbiamo fatto l’abitudine. Ci sono altri problemi da risolvere, magari molto più remunerativi.
Ma al degrado di via don G. Celli e di via Felici (e perché non il tratto sud di via Lapis?) se ne aggiungono altri non meno importanti, come i marciapiedi dei ponti, la pericolosità di alcuni incroci stradali (il piazzale ESSO completamente privo di segnaletica orizzontale è il più evidente ! ! !).
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All’insufficienza generale della segnaletica stradale supplisce discretamente l’esperienza dei cittadini che circolano “a memoria” o “per abitudine” senza bisogno di segnaletica, ma quante volte si vedono forestieri che circolano contro mano o non si fermano agli stop per segnalazioni stradali insufficienti.
Per non parlare poi del famoso piano per il traffico che sembra essere come la tela di Penelope: lo si rimanda di anno in anno per non fare torto a nessuno, tanto ormai la gente si è abituata al casino vigente, quindi anno più, anno meno, si può andare avanti così.
Ma è possibile che dai nostri amministratori non ci debba mai pervenire un segnale di amore e di rispetto per la nostra città e per noi cittadini?
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lunedì 29 ottobre 2007

LA FAMA DI BRUTO SORDINI HA VARCATO L’OCEANO ED HA RAGGIUNTO L’AMERICA

Una rivista specializzata racconta della sua produzione e della festa della pipa di Cagli
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Pipes and tobaccos Magazine
5808 Faringdon Place ~ Suite 200
Raleigh, NC 27609-3930
Phone: (919) 872-5083
Fax: (919) 876-6531
The Cagli pipe show was two days away, one of which would be spent driving. The GPS system tried to divert us through Austria, but we were too wise for that and found our own way. Bruto and Rosaria Sordini of Don Carlos pipes live and have their workshop in Cagli, and we spent a few hours with them. I’ve always been impressed with the quality and reasonable price of Don Carlos pipes so I was particularly interested in seeing their workshop. Bruto Sordini has an energy and charisma that is difficult to describe. I couldn’t understand a word he said, but I loved hearing him speak, always with enthusiasm and profound expression. He moves quickly and surely, is creative and accurate in shaping pipes, and is confident and detail oriented in his finishing work. His wife, Rosaria, is no amateur, either. She demonstrated remarkable skill as well and is equally professional. Together they make an unbeatable team that provides the world with high-quality pipes representing, in my opinion, one of the best values available. The Cagli pipe show was held in the courtyard of an ancient building in the old part of the city, but because it was raining, the tables were gathered around the courtyard in the loggia, a portico-style structure surrounding the courtyard. There were dozens of pipemakers there whom I had never heard of before, as well as those known worldwide. Paolo Becker was doing very well and his table was always surrounded by people. He was the only one there to sell out of stock, though most did a very brisk business. Despite the rain and cold, laughter and happy conversation echoed across the courtyard all day. David and Jan looked with interest at many of the pipes, but because production numbers were so low for most of them, they were not good contenders for national distribution in the U.S. That evening everyone from the show gathered at a local restaurant for the big pipe smokers’ banquet. Food is very important in Italy. Because of the new no-smoking laws, the restaurant filled with pipe enthusiasts who seemed lost because they could not smoke—until Bruto Sordini arrived with lit pipe in mouth, moving from table to table greeting everyone. He was completely unconcerned with any pathetic smoking regulations and provided an example for everyone to follow. Gradually, pipe after pipe was lit until the entire banquet hall was filled with the aromatic haze of every variety of pipe tobacco. It was civil disobedience at its best, and we were never told to stop smoking. We were not evicted; we were tolerated and not made to feel unwelcome in the least. The food was excellent, the wine was plentiful, the fellowship was unparalleled. It was the end of a perfect excursion.
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Complimenti a Bruto ed a sua moglie Rosaria.

domenica 28 ottobre 2007

A PROPOSITO DI MARCHE MULTISERVIZI S.P.A.

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FORTI CRITICHE ALL’IPOTESI DI AZIENDA UNICA ERANO STATE SOLLEVATE DA TEMPO IN UN DOCUMENTO RISERVATO INVIATO A SINDACI, UCCHIELLI, VERTICI DELLE MUNICIPALIZZATE E SEGRETARI DI DS E MARGHERITA .
I “partitini” del centrosinistra, tramite i loro segretari provinciali, avevano da tempo inviato ai sindaci interessati, al presidente della Provincia Ucchielli e ai vertici di Aspes, Aset e Megas e ai segretari di Ds e Margherita, un documento, definito “riservatissimo” in cui si mettevano parecchi paletti all’unificazione delle società erogatrici di servizi sotto l’egida di Hera, accompagnati da forti critiche sul processo che ha portato il colosso emiliano-romagnolo a controllare una consistente quota di Aspes Multiservizi.
Rifondazione Comunista, Italia dei Valori, Verdi, Comunisti Italiani, Sdi e Repubblicani Europei, “l’ala sinistra” del Pri, non volevano che la Provincia venisse “colonizzata” da Hera.
Anche perchè, secondo loro, i primi effetti deleteri per i cittadini, sotto forma di aumento delle tariffe, erano già visibili nei comuni azionisti di Aspes, società controllata congiuntamente da Hera e dal Comune di Pesaro, e rischiavano di estendersi sia per le dimensioni economiche che per quelle geografiche.
Il documento sottolineava anche come il procedimento di privatizzazione Aspes sembrasse essere stato dettato, come linea politica, dalla Casa delle Libertà, visto che ha anticipato di due anni una legge del governo Berlusconi.
Difficile capire, però, quanto sull’iniziativa, decisamente “forte” dei partitini, abbiano pesato altri motivi oltre alla tutela dei servizi e degli interessi dei cittadini.
Nonostante tutto la fusione Megas-Aspes è stata approvata il 9-10-2007
L’ha votata l’83% dei soci proprietari di Megas e Aspes, le due società che gestivano i servizi pubblici nel territorio di Pesaro e Urbino.
Società che, d’ora in poi, saranno accorpate in un’unica, grande, realtà: Marche Multiservizi S.p.a., ovvero la Società unica per la gestione dei servizi pubblici, che aveva già ricevuto l’approvazione del 91,47% dei Comuni interessati.
All’assemblea del Megas era presente l’83% dei Comuni e la mozione a favore della fusione è stata votata, praticamente, all’unanimità (un solo astenuto).
La società unica servirà così un bacino di circa 300mila abitanti, accreditandosi, a pieno diritto, nella rosa delle aziende più significative delle Marche:
Marche Multiservizi S.p.A.
Il capitale azionario della società sarà detenuto:
per il 41,81% da Hera;
per il 34,35% dal Comune di Pesaro;
per il 6,08% dalla Provincia di Pesaro e Urbino;
per il 3,64% dal Comune di Urbino.
La restante quota del 14,12% di capitale sociale sarà detenuta da vari enti locali della Provincia di Pesaro Urbino, con quote inferiori al 4%.
La società risultante dalla fusione sarà amministrata da un cda composto da sette consiglieri, di cui:
due nominati da Hera;
due dal Comune di Pesaro;
uno dalla Provincia di Pesaro Urbino;
uno dal Comune di Urbino;
uno dagli altri Comuni soci.
L’Amministratore Delegato sarà eletto tra i due membri di nomina Hera.
Il Presidente sarà indicato dalla Provincia di Pesaro e Urbino.

ANCHE IL CONSIGLIO COMUNALE DI CAGLI HA APPROVATO IL PROGETTO DI INTEGRAZIONE SOCIETARIA

Oltre ai 5 voti contrari dell’opposizione si è schierato contro il consigliere di maggioranza del SDI, Gianni Roselli: una posizione pienamente condivisibile se non fosse fuori tempo.
Ormai che i giochi erano fatti con l’approvazione della fusione avvenuta in provincia il 9 ottobre scorso a cosa è servito tutto il clamore che si è voluto sollevare oggi ? perché non ci si è mossi prima ?
È pur vero che la nuova società di gestione avrà al suo interno Hera (41,81% del capitale azionario più 2 consiglieri su 7, uno dei quali sarà l’Amministratore delegato), quotata in borsa ed estranea alla nostra realtà territoriale e il cui principale obiettivo sarà quello di fare gli interessi degli azionisti e non degli utenti.
Ma forse a questo punto non rimaneva che la scelta operata dalla maggioranza di voler essere presente al tavolo delle decisioni, anche se non è chiaro quale sarà l’atteggiamento che il rappresentante dei comuni delle aree interne potrà prendere quando da una incontrastabile maggioranza costituita dai rappresentanti di Hera e da quelli pubblici più forti verranno prese decisioni a danno degli utenti dei comuni più deboli.
Si doveva agire prima ed il non farlo è stato un errore irreparabile.

ORA OCCORRE VIGILARE SULL'OPERATO DELL'ENTE GESTORE

Ora non rimane che auspicare che l’AATO, l’ente di controllo sulle gestioni dei servizi idrici, supplisca a questa situazione sfavorevole per il nostro territorio.
E' netta la distinzione di ruoli fra l'AATO, che definisce gli obiettivi e controlla la realizzazione del piano, e Marche Multiservizi S.p.a., il gestore che organizza il servizio e realizza gli obiettivi del piano.
L'AATO deve svolgere la sua attività di controllore per conto dei Comuni e per assicurare la tutela del consumatore.
Il controllo, pertanto, si esercita in primo luogo attraverso la verifica del raggiungimento degli obiettivi del piano e sull'applicazione della tariffa.

In caso di rilevanti inadempienze l'AATO può anche revocare l'affidamento.

Si ricorda che le funzioni della AATO sono:
1. Attività di analisi e di ricognizione delle reti acquedottistiche e delle altre componenti del ciclo integrale delle acque (dalle opere di presa, alla fognatura, alla depurazione).
2. Adozione del Piano di Ambito, strumento programmatorio che definisce gli standards di qualità del servizio, gli investimenti necessari, e le tariffe.
3. L'attività tecnico-amministrativa di controllo sui gestori e sul rispetto della Convenzione
4. La scelta dei soggetti cui affidare la gestione dei Servizi idrici nell'Ambito Ottimale, regolata dai contenuti della Convenzione e del Piano d'Ambito.

Nell’AATO il nostro comune partecipa con una quota del 4,40% all’assemblea consortile con gli altri 66 comuni del territorio Marche Nord, ed il nostro Sindaco è uno dei 10 consiglieri di amministrazione.

Ecco quindi legittime le richieste di Gianni Roselli di “valorizazione dell’AATO – a patto che i sindaci partecipino all’assemblea consortile ed al consiglio di amministrazione senza percepire alcuna indennità – e che le decisioni vengano prese da tutti i sindaci col sistema “una testa un voto” e si preveda una diversificazione delle tariffe in modo da favorire le popolazioni dell’entroterra penalizzate dalla carenza di servizi pubblici”.

Quanto all’occhio di riguardo auspicato dal sindaco Papi alle risorse idriche da falde profonde quali il Pozzo Burano sarebbe indispnsabile che su questa materia il gestore Marche Multiservizi non avesse alcun potere decisionale, che l’AATO avesse funzione di custodia e potere propositivo e che ogni decisione venisse presa dai Ministeri competenti attraverso gli organi tecnici di cui essi dispongono. A tal proposito leggansi

PREOCCUPAZIONI SULLA QUESTIONE DEL POZZO BURANO

LODEVOLE INIZIATIVA DEL PRESIDENTE UCCHIELLI

Ma oggi come oggi mi sorge un dubbio: chi ha le chiavi del pozzo Burano e degli altri pozzi da falde profonde? e da chi prende ordini?

sabato 27 ottobre 2007

ECHI SULLA SERATA DEDICATA A FERNANDO MENCHERINI

Benché in ritardo, pubblico volentieri il comunicato con foto dell’evento musicale gentilmente inviatomi da Dora Varnai.
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La sera del 12 ottobre scorso si è svolta a Cagli – nell’ambito della dodicesima edizione del festival di musica contemporanea “Il Suono di una Mano Sola” – la premiazione del Primo concorso internazionale di interpretazione di musica contemporanea “Fernando Mencherini”.
L’evento ha avuto luogo presso il Teatro Comunale di Cagli e ha visto l’affluenza, di un folto pubblico di estimatori dell’opera di Mencherini e di appassionati di musica senza confini.
La serata è stata introdotta dalle parole del sindaco di Cagli Domenico Papi che ha evocato con commozione la figura di Fernando Mencherini, seguite da quelle dell’assessore alla cultura Stefano Manfucci che ha illustrato l’iniziativa.

Sono poi saliti sul palco per consegnare i premi ai vincitori del concorso Tonino Tesei, compositore marchigiano presidente della giuria, e Italo Grilli, che rappresentava l’Istituzione Teatrale e la Cagli Teatro Commission.
Angelo di Giorgio e il giovanissimo anconetano Matteo Calosci hanno ricevuto la menzione speciale,

Chiara Parolo e Marco Simonacci, rispettivamente con i brani Crazy jay blue per clarinetto ed Eleven per violoncello, hanno vinto il secondo premio a pari merito,
il ventiduenne Matteo Cesari si è aggiudicato il primo premio con la sua interpretazione del brano per flauto Semen.
Alla premiazione è seguita una breve e intensa analisi dell’opera di Mencherini fatta dal critico musicale Renzo Cresti, direttore del conservatorio “Boccherini” di Lucca.
Cresti ha inoltre lodato l’iniziativa e ha esortato gli organizzatori a dar vita in futuro a nuove edizioni del concorso, trattandosi di una delle rare occasioni in Italia in cui sia possibile scoprire e dare spazio a giovani talenti della musica contemporanea.
Il programma del concerto prevedeva quindi l’esibizione dei vincitori, che – come sottolineato dai membri della giuria, che oltre a Tesei e Cresti comprendeva anche Fausto Bongelli, Claudio Jacomucci e Gastone Mencherini – hanno ulteriormente perfezionato le loro interpretazioni rispetto alle selezioni del concorso avvenute nel luglio scorso.
Il pianista Fausto Bongelli era presente anche in veste di ospite speciale del concerto, ed ha infatti chiuso la serata con una delle ultime opere di Fernando Mencherini, la struggente Canzone Periferica nella versione per pianoforte solo.
L’evento è stato reso possibile anche grazie al contributo degli sponsor: Intech di Macerata, e Damiani Petroli di Cagli.
http://www.fernandomencherini.com/

mercoledì 24 ottobre 2007

INTERVISTA AL NUOVO VESCOVO

Dal Corriere Adriatico del 20 ottobre l’intervista di Lorenzo Furlani a S.E. Trasarti:

Monsignor Armando Trasarti, con quale stato d’animo si appresta a giungere a Fano?

“Con commozione e trepidazione verso una comunità non lontana e non nuova”.

Lei, che durante l’ordinazione episcopale ha espresso devozione e gratitudine al suo predecessore, quale messaggio rivolge ai fedeli?

“Sono un uomo di popolo e intendo camminare con il popolo di Dio, insieme ai preti. Questo è il tempo migliore che mi è dato di vivere e questo è il popolo migliore che mi è stato affidato. Lo dico con intima convinzione. E’ come se vivessi un fidanzamento. Non sono un uomo eccezionale però intendo fare cose eccezionali nella vita ordinaria. Non per vile interesse, né controvoglia, né per ambizione, ma come atto d’amore. Mettendo al primo posto le persone e il loro benessere”.

Dopo l’insediamento, quale sarà il suo primo impegno?

“Voglio rispondere all’invito ricevuto dagli amministratori pubblici, oltre che dal clero, per essere presente sul territorio. Sarà mia cura visitare l’intera comunità. Conoscere le realtà ecclesiali e sociali, con l’atteggiamento dell’ascolto, del dialogo e dell’incoraggiamento”.

Quale ruolo affiderà ai laici, anche alla luce degli esiti del convegno di Verona?

“Intendo favorire, in due direzioni, un maggiore impegno dei laici nella Chiesa, nei vari consigli parrocchiali come collaboratori del clero, e un loro ruolo attivo nella società secolare, a servizio della civitas”.

Per quest’ultimo aspetto la situazione fanese è vivace, i cattolici sono impegnati in vario modo anche nella polis. Quale funzione pensa debba svolgere la Chiesa?

“Quello profetico del Vangelo, quello orante. Sta ai laici impegnarsi per applicare il messaggio evangelico nella città degli uomini”.

La realtà giovanile diocesana è viva, la promuoverà?

“I giovani sono la nostra speranza. Ho già avuto modo di apprezzare il gruppo fanese presente all’Agorà di Loreto. Intendo promuovere il rapporto dei sacerdoti con i giovani. Dobbiamo comunicare il Vangelo in modo piacevole, trasmettere gioia non divieti. La Chiesa non è la Chiesa del no ma è la Chiesa delle beatitudini, la Chiesa di Gesù che appunto dice “Beati voi”.

Poi occorre fare anche rinunce e scelte di vita ma la predicazione deve essere di compagnia, consapevole delle debolezze, misericordiosa, per capirci non bacchettona”.E la comunicazione, quale ruolo le assegna?

“Il Vangelo è comunicazione, è la buona notizia. Saluto con affetto i giornalisti, della stampa diocesana e degli altri organi, con cui conto di sviluppare un proficuo rapporto. Allestiremo un ufficio stampa diocesano e potenzieremo il sito Internet, perché diventi anche uno strumento di confronto tra le varie realtà diocesane. La diocesi non vuole farsi pubblicità, deve solo fare conoscere la verità con onestà”.
LORENZO FURLANI



La presenza nel territorio quindi è quanto è stato subito chiesto al nuovo Vescovo. La richiesta sembra essere stata raccolta: la speranza dovrebbe essere che per conoscere le realtà ecclesiali e sociali della sua grande diocesi Mons. Trasarti , forte della sua vitalità di uomo che “nel tempo migliore che gli è dato di vivere”, voglia esercitare la sua presenza nelle sedi condiocesane non solo con fugaci visite pastorali, bensì con prolungate presenze, con ricorrenti trasferimenti di sede, che oltre a favorire il contatto diretto con le realtà locali, contribuiscano a ridare pari dignità alle condiocesi, nessuna delle quali dovrebbe essere seconda alle altre.

Secondo le tavole cronologiche dei vescovi, redatte dagli storici, monsignor Armando Trasarti, 59 anni, già vicario della diocesi di Fermo, dovrebbe essere:

l’85° vescovo di Fano, a partire da quel Tolomeo consacrato nel 74 dopo Cristo

l’80° vescovo di Fossombrone

il 96° vescovo delle diocesi di Cagli e Pergola.


Tutte le quattro diocesi furono riunite nella sede episcopale fanese nel 1973. Da allora, sotto la guida pastorale di Costanzo Micci, il vescovo di Fano divenne anche vescovo di Fossombrone Cagli e Pergola.


CRONACA DELL’ACCOGLIENZA
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dal Corriere Adriatico del 22.10.2007
FANO - Il calore dimostrato dai cittadini ha avuto la meglio anche sul broncio del tempo che minacciava pioggia nell’area del Pincio, dove era stata predisposta la cerimonia di accoglienza di monsignor Armando Trasarti, nuovo vescovo di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola.
C’erano soprattutto i giovani dell’Agorà con i loro cappelli multicolori e gli scout che, oltre il largo antisante l’Arco di Augusto, gremivano con le loro insegne il tratto di strada che conduce in Cattedrale. Il vescovo è giunto puntuale, alle 16.15 come da programma, a bordo di una Lancia scura, accompagnato dal vicario generale della diocesi, monsignor Sergio Bertozzi, e scortato da un picchetto d’onore, formato da due carabinieri in motocicletta.

Ad attenderlo all’altezza di Porta Maggiore, c’erano il prefetto Luigi Riccio, il sindaco di Fano Stefano Aguzzi e soprattutto il vescovo emerito Vittorio Tomassetti, che lentamente aveva percorso a piedi la distanza che separa la casa del clero, dove ora risiede. C’erano poi molti sindaci dei 23 Comuni che fanno parte della diocesi, oltre il questore Benedetto Pansini, rappresentanti delle forze dell’ordine e consiglieri comunali. Il palco delle autorità era dunque ben affollato, così come il largo di Porta Maggiore, dover sfidando il freddo di una giornata quasi invernale si sono radunate poco meno di duemila persone.

Monsignor Trasarti è apparso sorridente. Subito è diventato simpatico alla gente che gli si stringeva attorno, dandogli il benvenuto. Con quegli occhialini che gli danno un’aria da intellettuale e il sorriso che annulla le distanze ha abbracciato simbolicamente la sua nuova città, anzi la sua nuova diocesi, comprensiva di circa 130.000 abitanti e, come ha notato monsignor Bertozzi, estesa dal Catria al Nerone, dalla valle del Cesano a quella del Metauro, dai primi contrafforti degli Appennini all’Adriatico.

Il primo saluto è stato espresso dal sindaco, il quale ha voluto rivolgergli un pensiero non solo formale: “I tempi che viviamo sono difficili ed esaltanti come ebbe a dire Papa Giovanni Paolo II e Fano non fa eccezione nel panorama generale delle comunità, così costantemente alla ricerca di valori, a volte deluse e disincantate. Noi oggi le apriamo le porte di un grande campo dove la Chiesa le ha chiesto di svolgere il suo servizio pastorale di vescovo. Sant'Agostino definiva il suo servizio “un servizio di amore”. E questo è il mio primo augurio e la mia certezza che lei sarà un pastore appassionato e attento di una diocesi non facile, dove alle antiche radici cristiane si è aggiunta la ricerca di una umanità laica, di una società attenta e sensibile ai valori umani e cristiani, ma nello stesso tempo una società che valuta le persone ed il loro operato, soprattutto dal lato della loro efficacia concreta. Le chiedo oggi, qui, come segno concreto del nuovo corso della Chiesa fanese, di pensare a tavoli comuni di ricerca, di dialogo e di collaborazione fattiva sia nel campo sociale che culturale, consolidando una tradizione che è già presente nell'opera di questi anni”.

La replica di monsignor Trasarti e allo stesso tempo, il suo primo discorso rivolto alla diocesi, è stata appassionata, semplice e tuttavia già pregna di quella autorità episcopale che vuol essere guida e servizio al tempo stesso. “Ognuna delle istituzioni – ha detto – dovrà operare nel suo specifico ordine e nella propria autonomia, in spirito di dialogo e di collaborazione sincera e reciproca, in vista solo del bene comune, fine di ogni azione, sia essa politica che sociale, culturale e religiosa”.
MASSIMO FOGHETTI

martedì 23 ottobre 2007

UNA PIAZZA PER AGIDE FAVA

L’omaggio della città al fondatore del basket pesarese
Sabato 27 ottobre 2007 alle ore 15.00 inaugurazione della piazza adiacente al nuovo parcheggio il “Curvone” intitolata ad Agide Fava

Agide FavaNato nel 1923, scomparso nel 1989, lo sport è stata la sua più grande passione.
Insegnante di educazione fisica, giocatore di pallanuoto, centromediano della Vis Pesaro Calcio, a lui si deve la fondazione della pallacanestro pesarese, della quale fu giocatore e allenatore dal 1950, portandola alla massima serie.
Accanto a lui, fra i firmatari del primo statuto della US Victoria (luglio 1946), altri illustri concittadini: Don Dario Mei, Gino Filippucci, Nicola Guardiani, Mario Panicali.
In quegli anni la pallacanestro – disciplina emergente che veniva da lontano - diventò un elemento di rottura perché non aveva le antiche radici popolari del calcio.
Era quindi necessario qualcuno che esercitasse un’azione mediatrice per consentire la saldatura fra il basket e la città.
Quel qualcuno fu proprio Agide Fava, per tutti “Aido” che riuscì ad andare oltre, a trasformare il semplice insegnamento sportivo in una pedagogia, in una pratica di vita e in un modo di vedere il mondo che tanto ha dato e continua a dare a Pesaro.


Alla fine degli anni ’50 Agide Fava insegnò educazione fisica qui a Cagli a noi giovani studenti delle scuole medie, e ci parlò della pallacanestro. Il seme dei suoi insegnamenti germogliò in Marcello Berardi, Giuseppe Petrucci ed altri per cui in un certo senso anche il Basket cagliese deve qualcosa ad Agide Fava.

INCONVENIENTE TECNICO PER IL FILOSOFO GALIMBERTI

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Nella nota di Pasquino che pubblico qui di seguito mi sembra di cogliere una punta di maligna soddisfazione da parte di chi non ha apprezzato il personaggio o non ne ha condiviso le tesi.

http://www.spiritocagliese.it/notizie/attualita/news.asp?id=1065

Comunque il fatto è senza dubbio curioso:

Sarà che il Professore non usa il computer e detesta il telefonino, per questo la "Tecnica" deve essersi vendicata nei confronti dell'illustre filosofo.
Nella notte di sabato, Galimberti si trovava presso l'Hotel Pineta di Cagli per il meritato riposo dopo l'applaudita performance al Teatro Comunale. Serebbe salito il giorno dopo su un treno per tornare ai suoi lidi operativi e per questo aveva predisposto il telefono della sua stanza, affinchè la segreteria lo svegliasse in tempo debito. Nella notte, e precisamente alle ore 3.00, il centralino dell'Hotel è andato misteriosamente in tilt ed il mattino dopo la sveglia predisposta non ha dato segno di vita. Galimberti è sato svegliato dal buon Paolo Ercolani, che si era preoccupato di andarlo a chiamare per predisporsi alla partenza. Che la tecnica non abbia gradito le argomentazioni della sera precedente?
pasquino

domenica 21 ottobre 2007

IL TEATRO COMUNALE DI CAGLI APRE LA STAGIONE 2007-2008 CON UN PIACEVOLE RITORNO

Con la commedia

IL LETTO OVALE

inizierà la stagione teatrale
al Comunale di Cagli

nei giorni 30 e 31 ottobre 2007 ore 21.15


Il pubblico cagliese vedrà all'opera un cast di grande esperienza e ben collaudato, che si muove a ritmi serrati, senza pause, in una scenografia che riproduce gli ambienti essenziali della commedia.

“Il letto ovale” è una farsa, piccante al punto giusto, nella quale le frequenti allusioni, le gags, i doppisensi, gli equivoci, trasportano lo spettatore in un mondo spensierato dove il sorriso e la risata piena e spontanea regnano sovrani.

Lo spettacolo avrà i seguenti contenuti:


Autore: Ray Cooney-John Chapman
Regia: Gino Landi
Compagnia/Produzione: Fabrizio Celestini & Andrea Maia Ati Il SistinaCast: Maurizio Micheli, Barbara D'Urso, Pierluigi Misasi, Alessandro Marrapodi
con la partecipazione di Sandra Milo
BIGLIETTI
Botteghino del Teatro di Cagli - tel. 0721.781341
aperto nei giorni 28 e 29 ottobre (17-19.30).
I giorni di spettacolo anche dalle 10/12.30.
A Fano c/o il Teatro Stabile c.so Matteotti 4, tel. 0721.830145
da lunedì a venerdì orario 17/19.30

CURIOSITA’

“Il letto ovale” è stato gia rappresentato al Teatro di Cagli

il 21 Aprile 1983,

in una altrettanto felice occasione.


Si può notare l’originale della locandina di allora, che riporta il volto ed il nome della protagonista, Valeria Valeri, già compagna del famoso Enrico Maria Salerno, mostro sacro del teatro italiano.


In scena anche Enzo Garinei, esemplare e brillante “spalla” per una intensa carriera, fratello dell’indimenticabile autore di commedie musicali che componeva il famoso duo Garinei e Giovannini.
Buon divertimento!
pasquino

martedì 16 ottobre 2007

UNA NOTA CRITICA DI PASQUINO SU UN EVENTO CULTURALE

Ho trovato per caso, in un Bar di Cagli, la seguente cartolina evento, con annessa spiegazione




E' prevista per il 19 ottobre dalle ore 21.00, alla chiusura della mostra l'Ospite Tiranno, dentro il palazzo Tiranni-Castracane di Cagli, la terza edizione dello slide show di fotografia Dialogando, con il patrocinio del comune di Cagli e la collaborazione dello studio fotografico ClickUp di Cagli.

Nel retro della cartolina, sono elencati gli organizzatori:
Associazione Culturale BelloSguardo con lo studio Click Up ed il Patrocinio del Comune di Cagli, Assessorato alla Cultura.

Complimenti per l'evento, c'è sempre da imparare, ma poichè si tratta di qualcosa da proporre al pubblico, forse non è male permettere a chi legge, capire di cosa si tratta.

Significato di SLIDE SHOW:creare album multimediali da visualizzare successivamente su Pc, TV e siti web.
È possibile visualizzare le slideshow con i dispositivi Apple iPod, Sony PSP e telefoni cellulari.
I formati supportati dal programma sono: VD, SVCD, VCD 2.0, MPEG, MPEG-4, FLV, SWF. Tutti i progetti possono essere masterizzati su supporti Cd e Dvd con un solo clic.

Pertanto dovrebbe trattarsi, più semplicemente, di fotografie arricchite con effetti di transizione, elementi grafici, musica di sottofondo e anche frammenti video.
Senza dubbio interessante per appassionati del settore.

Ancora più interessante potrebbe essere se oltre ai termini in inglese, ci fosse la spiegazione in italiano. Ma oggi fa moda questo far capire a chi vuol capire.
Non è del tutto corretto, fare passare per arte tutto ciò che si crede.
Avendo ottenuto poi uno spazio pubblico, visto il Patrocinio, lo stesso ente pubblico dovrebbe invitare gli organizzatori ad adottare, per quanto più possibile, una buona dose di umile chiarezza.
Per dovere di cronaca!!
PASQUINO

sabato 13 ottobre 2007

COMMENTO DI PASQUINO AL FILM UN’IMPRESA DA DIO IN PROGRAMMA A CAGLI.



Alcune curiosità sul film UN'IMPRESA DA DIO

Lo sapevate che:è stata allestita una squadra di più di cento persone per costruire l'arca, oltre 177 specie animali, troupe di 40 macchinisti per le scene con umani e bestie.

Marcato l'impegno ambientalista, visto che la produzione si è affiancata il Conservation Fund of Washington D.C. (insieme hanno inoltre lanciato un sito) e per ammortizzare la propria emissione di monossido di carbonio ha piantato duemila alberi in due riserve e nella zona delle riprese, riciclato materiali, e infine donato le piante e il legname impiegati, biciclette a tutto il cast, e i ricavati della vendita dell'acciaio dell'arca e dell'acqua in bottiglia (di una società di Shadyac) ad associazioni umanitarie ed ecologiste.

In questa storiella surreal demenziale, imperniata sulla mimica di Carrell e sulla quantità delle battute (a volte efficaci), la parte più divertente spetta comunque ai titoli di coda, applicazione dell'11° comandamento: fare la danza.

La frase: "...dicono che vogliono cambiare il mondo e non sanno nemmeno da dove cominciare. Si fa così: con atti di reale, cortese affetto".

Eeeehhhh! Gli americani!!!
Pasquino

SABATO 13 E DOMENICA 14 A CHIASERNA MOSTRA MERCATO DEL CAVALLO

Sabato 13 Ottobre 2007
Ore 9,00
Apertura al pubblico della XXIV Rassegna Cavallo del Catria
- XXXI Mostra Mercato Regionale del Cavallo
Inizio lavori della Commissione Rassegna Cavallo del Catria
Prove di modello del cavallo da turismo equestre (Cavallo del Catria)

Ore 14,00
prove attitudinali di andatura e di obbedienza del Cavallo del Catria

In caso di pioggia tutte le attività si svolgeranno al coperto

Domenica 14 Ottobre 2007
Ore 9,00
Apertura al pubblico della XXIV Rassegna Cavallo del Catria - XXXI Mostra Mercato Regionale del Cavallo
Salone tipicità e gastronomia locali con pane di Chiaserna e prodotti autunnali del territorio
Salone delle attrezzature ippiche
Salone della promozione agriturismo e turismo equestre
Proseguimento lavori rassegna Cavallo del Catria - esposizione razze equine
Proseguimento lavori Premio Campionato Regionale Monta da Lavoro (Cavallo del Catria)

Ore 10,30
Banda cittadina - sfilata cavalieri e carrozza

Ore 10,00 – 12,00 e 15,00 – 16,00
Il cavallo e i bambini“PRIMA ESPERIENZA EQUESTRE”: angolo dedicato a tutti i bambini che vorranno per la prima volta fare l’esperienza equestre con istruttore. Spazio offerto dal Comitato organizzatore.Una pariglia con carrozza sarà a disposizione dei bambini per una piccola passeggiata nell’area fieristica

Ore 12,00
termine lavori Rassegna Cavallo del Catria e premiazione Rassegna Cavallo del Catria

dalle ore 14,00
presentazione delle razze equine presenti in Fiera e, a seguire,
presentazione della scuola marchigiana regionale di turismo equestre
sfilata equestre finale con varie carrozze la partecipazione di tutti i cavalieri presenti in Fiera
Spettacoli e animazioni equestri non – stop
Per l’intera giornata, stands gastronomici
Musica country
In caso di pioggia tutte le attività si svolgeranno al coperto

CENNI STORICI
Le origini della fiera di Chiaserna si perdono nel tempo, di certo sappiamo che fino agli anni sessanta del secolo scorso ricadeva il lunedì successivo alla terza domenica di settembre “Madonna delle Candele” che ancora oggi viene ricordata come festa sacra paesana .Verso la fine degli anni sessanta con l’istituzione dell’Azienda speciale del Catria, Consorzio costituitosi inizialmente con le Università agrarie di Chiaserna e Frontone e successivamente ne sono entrati a far parte sia il Comune di Cantiano che altri enti che hanno le loro proprietà nell’area del massiccio del Monte Catria.Nel territorio del comune di Cantiano per tradizione vi erano moltissime unità familiari che praticavano la professione del Mulattiere, professione che ancora oggi esiste in modo molto consistente in rapporto ai paesi limitrofi.Per il fatto che nel nostro comune risiedevano moltissimi mulattieri ha comportato da sempre allevare il cavallo per il lavoro someggiato che per la produzione di muli, e quindi nel comune di Cantiano vi era e vi è ancora un alto numero di piccoli allevatori di cavalli che nel periodi di alpeggio venivano inviati ai pascoli montani. Con la costituzione dell’Azienda Speciale consorziale del Catria la prassi dell’alpeggio è stata istituzionalizzata programmando l’attività in base alle leggi forestali per il pascolo di alta quota e per l’alpeggio gli animali vengono fidati all’azienda e il periodo segue le regole ed indicativamente anche secondo l’andamento delle stagioni decorre a partire dall’ultima domenica di maggio fino alla seconda domenica di ottobre.Questo fatto ha suggerito agli amministratori in accordo con gli allevatori di spostare la fiera di Chiaserna dal lunedì successivo la terza domenica di settembre al secondo Week end di ottobre in coincidenza della fine dell’alpeggio e quindi riportare a valle gli animali dando così agli allevatori la possibilità di commercializzare il loro prodotto, questo ad iniziare dalla fine degli anni sessanta e tutt’oggi ancora viene praticata questa tradizione, tradizione che nel tempo ha portato delle grandissime innovazioni.La fiera inizialmente era l’occasione per gli allevatori di valutare e confrontare e commercializzare il proprio prodotto, tutti gli allevatori portavano i loro cavalli, nel tempo pian piano l’azienda del Catria ha pensato bene di iniziare a fare selezione istituendo il registro anagrafico del cavallo e la stazione di monta pubblica appoggiandosi all’istituto di incremento ippico di Reggio Emilia ecco l’inserimento di sangue (France Montagne). La stazione di monta a quel tempo era un importante centro di incremento di razze Equine per tutto il centro Italia, infatti vi erano stalloni di Razza France Montagne, Avellignese, TPR, Sella Italiano, Maremmano, Murgese e l’asino di Martina Franca indispensabile per la produzione di muli, successivamente la fiera di Chiaserna si è specializzata sempre di più nella rassegna del Cavallo del Catria trascurando tutte le altre razze, questo fatto ha ragione ha portato a valorizzare una razza, ma per miopia ha lasciato degli spazi vuoti che per legge fisica sono stati immediatamente occupati da altri i quali sono cresciuti enormemente fino a diventare Fiere Nazionali e noi.Noi oggi stiamo arrancando per recuperare il tempo perduto, infatti l’otto ottobre 2005 in occasione della XXIX Fiera Cavalli di Cantiano, fatto fortemente voluto da questa Amministrazione è stato sottoscritto un protocollo d’intesa fra Comune di Cantiano, UNIRE, Ass. Nazionale Allevatori Cavallo del Catria, Fitetrec – Ante, Regione Marche Provincia di Pesaro e Urbino e Comunità Montana del Catria e Nerone, il tutto allo scopo di vitalizzare e rilanciare questo settore al quale gira intorno tanti interessi, sia economici che di tradizione e cultura, il tutto importante per la valorizzazione del territorio .Il comune di Cantiano è fortemente impegnato e sta lavorando anche alla costituzione di una Associazione delle Città del Cavallo al fine di attivare le sinergie indispensabili alla crescita di questo settore che è di grande valenza per lo sviluppo economico, culturale e di tradizione delle tipicità, quindi valore aggiunto a quello che sarà nel futuro Cantiano e la Fiera Cavalli, tutti noi stiamo lavorando per avere il meglio possibile per la crescita e lo sviluppo del Ns. territorio vendibile turisticamente per cultura, tradizione e per il cavallo .

SABATO 20 OTTOBRE UN ALTRO INCONTRO DE I FILOSOFI E LA PIAZZA

Una iniziativa del Circolo Culturale Contemporaneo

Come accadeva nelle piazze dell’antica Grecia, così a Cagli si è ritagliato uno spazio definitivo per la filosofia e la “gente di piazza”.
Questa seconda edizione ha già visto come protagonisti, lo scorso 22 settembre, Gianni Vattimo e Domenico Losurdo, i quali hanno affrontato il tema “Un Dio o un’idea? - Oltre lo scontro tra civiltà - ”.

Sabato 20 ottobre alle ore 18.00
il protagonista sarà Umberto Galimberti,
intervistato dal coordinatore e moderatore Paolo Ercolani
sul tema
"L'uomo è morto? Eutanasia dell'umano nell'epoca della tecnica".

L’ incontro avrà luogo al Teatro Comunale di Cagli, per informazioni rivolgersi al Comune di Cagli, ufficio cultura: 0721780731

Nato a Monza nel 1942, Umberto Galimberti è stato dal 1976 professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore associato di Filosofia della Storia. Dal 1999 è professore ordinario all’università Ca’ Foscari di Venezia, titolare della cattedra di Filosofia della Storia.
Nelle sue opere più importanti come Heidegger, Jaspers e il tramonto dell'Occidente (1975), Psichiatria e Fenomenologia (1979), Il corpo (1983), La terra senza il male. Jung dall'inconscio al simbolo (1984), Gli equivoci dell’anima (1987) e Psiche e techne. L'uomo nell'età della tecnica (1999), Galimberti indaga il rapporto che effettivamente sussiste tra l’uomo e la società della tecnica.
Memore della lezione di Emanuele Severino (di cui è stato allievo) e di Heidegger, Galimberti sostiene che nelle condizioni attuali l’uomo non è più al centro dell’universo come intendeva l’età umanistica: tutti i concetti chiave della filosofia (individuo, identità, libertà, salvezza, verità, senso, scopo, natura, etica, politica, religione, storia) dovranno essere riconsiderati in funzione della società tecnologica attuale.
Al centro del discorso filosofico di Galimberti c’è la tecnica, che secondo il filosofo è il tratto comune e caratteristico dell’occidente. La tecnica è il luogo della razionalità assoluta, in cui non c’è spazio per le passioni o le pulsioni, è quindi il luogo specifico in cui la funzionalità e l’organizzazione guidano l’azione.
Noi continuiamo a pensare la tecnica come uno strumento a nostra disposizione, mentre la tecnica è diventata l’ambiente che ci circonda e ci costituisce secondo quelle regole di razionalità (burocrazia, efficienza, organizzazione) che non esitano a subordinare le esigenze proprie dell’uomo alle esigenze specifiche dell’apparato tecnico. Tuttavia ancora non ci rendiamo conto che il rapporto uomo-tecnica si sia capovolto, e per questo ci comportiamo ancora come l’uomo pre-tecnologico che agiva in vista di scopi iscritti in un orizzonte di senso, con un bagaglio di idee e un corredo di sentimenti in cui si riconosceva. Ma la tecnica non tende a uno scopo, non promuove un senso, non apre scenari di salvezza, non redime, non svela verità: la tecnica funziona e basta.
Il punto cruciale sta nel fatto che tutto ciò che finora ci ha guidato nella storia (sensazioni, percezioni, sentimenti) risulta inadeguato nel nuovo scenario. Come "analfabeti emotivi" assistiamo all'irrazionalità che scaturisce dalla perfetta razionalità dell'organizzazione tecnica, priva ormai di qualunque senso riconoscibile. Non abbiamo i mezzi intellettuali per comprendere la nostra posizione nel cosmo, per questo motivo ci adattiamo sempre di più all’apparato e ci adagiamo sulle comodità che la tecnica ci offre. Ciò di cui necessitiamo è un ampliamento psichico capace di compensare la nostra attuale inadeguatezza.
Inadeguato non è solo il nostro modo di pensare, inadeguata è anche l’etica tradizionale (cristiana e kantiana in particolare): le diverse etiche classiche, infatti, ponevano l’uomo al centro dell’azione, per cui Kant dice di non trattare l’uomo come mezzo ma sempre come fine. Ma oggi questo è smentito dai fatti dell’apparato, infatti l’uomo (per usare un’espressione di Heidegger) è la materia prima più importante, è ciò di cui la tecnica si serve per funzionare. La scienza , da quando è al servizio della tecnica e del suo procedere, non è più al servizio dell’uomo, piuttosto è l’uomo al servizio della tecno-scienza e non solo come funzionario dell’apparato tecnico come gli esponenti della Scola di Francoforte andavano segnalando sin dagli anni '50, ma come materia prima. L’etica, di fronte alla tecnica, diventa pat-etica, perché come fa a impedire alla tecnica che può di non fare ciò che può? E l’etica, nell’età della tecnica, celebra tutta la sua impotenza. Infatti, finora abbiamo elaborato delle etiche in grado di regolare esclusivamente i rapporti tra gli uomini. Queste etiche, religiose o laiche che fossero, controllavano solo le intenzioni degli uomini, non gli effetti delle loro azioni, perché i limiti della tecnica a disposizione non lasciava intravedere effetti catastrofici. Anche l’etica della responsabilità che affiancò l’etica dell’intenzione (Kant) ha, oggi i suoi limiti. A formularla fu Max Weber (poi la riprese Jonas nel suo celebre teso Il principio di responsabilità) che però la limitò al controllo degli effetti "quando questi sono prevedibili". Sennonché è proprio della scienza e della tecnica produrre effetti "imprevedibili". E allora anche l’etica della responsabilità è costretta a gettare la spugna. Oggi siamo senza un’etica che sia efficace per controllare lo sviluppo della tecnica che, come è noto, non tende ad altro scopo che non sia il proprio potenziamento. La tecnica, infatti, non ha fini da realizzare, ma solo risultati su cui procedere, risultati che non nascono da scopi che ci si è prefissi, ma che scaturiscono dalle risultanze delle sue procedure.
Per Galimberti viviamo in una società al servizio dell’apparato tecnologico e non abbiamo i mezzi per contrastarlo, soprattutto perché abbiamo la stessa etica di cent’anni fa: cioè un’etica che regola il comportamento dell’uomo tra gli uomini. Tuttavia quello che oggi serve è una morale che tenga conto anche della natura, dell’aria, dell’acqua, degli animali e di tutto ciò che è natura.
Riprendendo importanti autori come Marx, Heidegger, Jaspers, Marcuse, Freud, Severino e Anders e coinvolgendo discipline quali l’antropologia filosofica e la psicologia , Galimberti sostiene che oggi l’uomo occidentale dipende completamente dall’apparato tecnico, è un uomo-protesi come sosteneva già Freud, e questa dipendenza non sembra potersi spezzare. Tutto rientra nel sistema tecnico, qualsiasi azione o gesto quotidiano l’uomo compie ha bisogno del sostegno di questo apparato. Ormai viviamo nel paradosso, infatti se l’uomo vuole salvare se steso e il pineta dalle conseguenze del predominio della tecnica (inquinamento, terrorismo, povertà, etc.) lo può fare solo con l’aiuto della tecnica: progettando depuratori per le fabbriche, cibi confezionati, grattacieli antiaerei e così via. Il circolo è vizioso e uscirne, se non impossibile, sembra improbabile, visto soprattutto la tendenza delle società occidentali. Una speranza sarebbe quella di riuscire a mantenere le differenze tra scienza e tecnica; se riusciamo a salvaguardare una differenza tra il pensare e il fare, la scienza potrebbe diventare l´etica della tecnica. La tecnica procede la sua corsa sulla base del "si fa tutto ciò che si può fare". La scienza, che è il luogo pensante, potrebbe diventare, invece, il luogo etico della tecnica. In questo senso va recuperato il valore umanistico della scienza: la scienza al servizio dell’umanità e non al servizio della tecnica. La scienza potrebbe diventare il luogo eminente del pensiero che pone un limite. Perché la scienza ha un´attenzione umanistica. Promuove un agire in vista di scopi. Mentre la tecnica è un fare senza scopi, è solo un fare prodotti.
Il valore più profondo del pensiero di Galimberti consiste, appunto, nel tentativo di fondare una nuova filosofia dell'azione che ci consenta, se non di dominare la tecnica, almeno di evitare di essere da questa dominati.
Simone Tunesi
da internet (http://www.filosofico.net/)

venerdì 12 ottobre 2007

COMMENTO AL FILM PATHFINDER IN PROGRAMMA A CAGLI.

Pubblico con piacere il commento al film appena ricevuto da una vecchia conoscenza: Pasquino.

Marcus Nispel, regista, forse credendo di essere ancora sul set del remake di Non aprite quella porta, mette in scena una serie ininterrotta di cliché che gravitano attorno alla figura di Ghost, invincibile protagonista che, dopo aver visto i suoi cari sterminati, trova vendetta, amore ed happy end, lasciandosi alle spalle decine di cadaveri nemici. Nispel ha alcune idee passabili, a parte alcuni effetti speciali di scarsa fattura, ma il problema di Pathfinder è la sua assoluta e totale prevedibilità e cronica assenza di pathos, cui si aggiunge la spesso demenziale rappresentazione degli "invasori" che, sono dotati di elmi ed armature a dir poco anacronistiche, per non parlare delle armi troppo sofisticate. Grosse perplessità suscita anche l'interpretazione di Karl Urban, la cui inespressività lascia un pò perplessi.È chiaro che pellicole come Conan e Apocalypto, abbastanza simili come struttura narrativa e velleità artistiche, sono distanti anni luce da questo che altro non è, se non un appena passabile divertissiment, ben fotografato, ma grondante banalità da ogni fotogramma. Peccato.
Pasquino

Insomma, Pasquino, forse era meglio se ieri sera rimanevi a guardare Anno Zero.
Andrà sicuramente meglio in futuro.
Noi ospiteremo volentieri tue ulteriori critiche cinematografiche.

DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 LE PRIMARIE DEL PD

Per i sostenitori del PD è indetta per il 14 ottobre 2007 l’elezione dei componenti della Assemblea Costituente Nazionale e, in collegamento con essi, del Segretario politico nazionale del Partito Democratico.
È inoltre indetta, per quella stessa data, l’elezione dei componenti delle Assemblee regionali e, in collegamento con essi, dei Segretari regionali del partito.

Seggi del comune di CAGLI

Cagli centro
Piazza Garibaldi presso: sede informagiovaniSezioni: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 10

Smirra
presso: centro polivalenteSezioni: 7, 8, 12

Pianello
presso: palazzo scolasticoSezioni: 9

Acquaviva
presso: palazzo scolasticoSezioni: 11


Come si vota
Si vota dalle 7.00 alle 20.00. I seggi saranno più di diecimila, ce ne sarà uno anche vicino casa tua. Puoi votare se hai almeno 16 anni e sei: cittadino italiano, cittadino europeo con residenza in Italia, o cittadino di un altro paese con permesso di soggiorno in Italia.
Per votare basta un documento d’identità e la tessera elettorale.
Per i minorenni e i cittadini stranieri serve solo il documento. Gli studenti universitari e i lavoratori fuorisede possono votare nella città dove studiano o dove lavorano, iscrivendosi presso l’Ufficio Tecnico Amministrativo Provinciale.
Le schede sono due: una per l’Assemblea Costituente Nazionale, l’altra per quella Regionale. Si vota mettendo una croce su una sola delle liste. Sceglierai il tuo leader votando una tra le liste che lo sostengono. Il contributo minimo per il voto è di solo 1 euro.
Le pari opportunità sono interpretate alla lettera dal PD: le liste sono tassativamente composte alternando donne e uomini. E donne sono anche metà dei capolista.



LISTE NAZIONALI

A sinistra per Veltroni
Candidato PREMIER: Veltroni
BORGHESI Gianfranco
GABELLINI Gloria
CECCARELLI Stefano
DORI Cinzia
DE LUCE Andrea
BARTOLUCCI Anita

Con Veltroni. ambiente, innovazione, lavoro.
Candidato PREMIER: Veltroni
GASPERONI Pietro Natale
PALAZZETTI Simona
CAPPELLA Luigi
BASTIANELLI Chiara
BOLOGNINI Alessandro

Democratici con Veltroni
Candidato PREMIER: Veltroni
RICCI Matteo
VALLI Letizia
VANNUCCI Massimo
GHELLER Giulia
MINARDI Luigi
GIAMPAOLI Monica

I democratici per Enrico Letta
Candidato PREMIER: Enrico Letta
TONTINI Roberto
DI FALCO Germana
CAPPUCCINI Giovanni
GIOMBINI Germana
CERRI Tito
CADONI Maria Patrizia

Con Rosy Bindi democratici, davvero
Candidato PREMIER: Rosy Bindi
FRATINI Maria Pia
FUSCO Vincenzo
PIANELLI Cinzia
PACI Fulvio Italiano
BIAGETTI Ebe
GIORGINI Davide Giorgio


LISTE REGIONALI

A SINISTRA PER LE MARCHE
Candidato Segreterio Regionale: DANIELA MONTALI
GABELLINI GLORIA
BARTOLINI GIORGIO
DORI CINZIA
CECCARELLI STEFANO
BARTOLUCCI ANITA
MARTINELLI MARIO
BORGHESI OTTAVIA
AMATI ALDO

ANTONIO LUCCARINI E ROSY BINDI DEMOCRATICI, DAVVERO
Candidato Segreterio Regionale: ANTONIO LUCCARINI
BIAGETTI EBE
FUSCO VINCENZO
PIANELLI CINZIA
CAPRINI VITTORIO
FABBRI MARIA LUISA
MANCINI GIORGIO
FRATINI MARIA PIA
DINI ELIGIO
GILI MIRIAM
FIACCARINI BACCIO PAOLO

CON LETTA PER LE MARCHE
Candidato Segreterio Regionale: SARA GIANNINI
GIOMBINI GERMANA
TONTINI ROBERTO
DI FALCO GERMANA
CAPPUCCINI GIOVANNI
CADONI MARIA PATRIZIA
CERRI TITO
MORI DEBORA
BARTOLINI MARCELLO

CON VELTRONI: AMBIENTE INNOVAZIONE LAVORO
Candidato Segreterio Regionale: SARA GIANNINI
BASTIANELLI CHIARA
GIULIANI GIOVANNI
PALAZZETTI SIMONA
BERTINI CRISTIAN
BURAIA MARZIA
BOLOGNINI ALESSANDRO
DE TOMASI ANDREINA
MARZANI STEFANO
MORETTI CHIARA
CAPPELLA LUIGI

SARA GIANNINI CON I DEMOCRATICI PER VELTRONI
Candidato Segreterio Regionale: SARA GIANNINI
MORANI ALESSIA
CORBUCCI FRANCO
BRIZZI MARTINA
MEZZOLANI ALMERINO
SPONTICCIA RENATA
MAGNANELLI GIUSEPPE
EUSEPI DANIELA
SEVERINI SILVANO
SORCINELLI ANITA
SALUCCI GUIDO
SENSOLI ELEONORA
RICCI PAOLO

giovedì 11 ottobre 2007

PREMIAZIONE DEL CONCORSO FERNANDO MENCHERINI

Venerdi’ 12 ottobre, presso il Teatro Comunale di Cagli
(ore 21, ingresso gratuito)
avrà luogo la cerimonia, all’interno del festival
Il Suono di una Mano Sola.

Fonte: IMG Press - Il Foglio Elettronico

Per ricordare il Maestro Fernando Mencherini, compositore marchigiano scomparso prematuramente dieci anni fa, l’Assessorato alla cultura del Comune di Cagli, guidato dall’assessore Stefano Manfucci, insieme alla Cagli Teatro Commission, e con il Patrocinio della Regione Marche, hanno indetto all’inizio di quest’anno il Primo Concorso Internazionale di Interpretazione di Musica Contemporanea “Fernando Mencherini”.
Il concorso, che era aperto a musicisti italiani e stranieri, che dovevano misurarsi con un brano del Maestro cagliese tra quelli scelti per l’occasione, ha visto un’adesione altissima, con più di 80 iscritti, per un totale di 90 partiture richieste.
Le iscrizioni dei concorrenti, quasi tutti giovani o giovanissimi (l’età media è stata di 24 anni circa), sono arrivate da tutto il mondo: Italia, Francia, Belgio, Ungheria, Giappone, Russia, Stati Uniti, Australia.
“Le composizioni di Mencherini sono architetture complesse, che richiedono un’ottima padronanza tecnica” – ha spiegato uno dei membri della giuria, il critico musicale Renzo Cresti, direttore del conservatorio Luigi Boccherini di Lucca. “Era quindi prevedibile che non tutti gli iscritti avrebbero potuto effettivamente affrontare il concorso. Siamo comunque molto soddisfatti dei risultati ottenuti, perché i giovani che si sono presentati il 25 e il 26 luglio al Conservatorio Rossini di Pesaro per essere ascoltati dalla giuria hanno dimostrato tutti, oltre a una forte motivazione, una preparazione veramente notevole”.
Gastone Mencherini, figlio del Maestro Fernando, altro membro della giuria, ha aggiunto: “Sono stato molto contento di vedere e sentire che la musica di mio padre è così apprezzata dai giovani e che tanti di loro abbiano voglia di misurarsi seriamente con essa. Ringrazio sentitamente tutti i partecipanti, che sono stati veramente bravi, se potessi li premierei tutti!” Non è stato facile quindi per la giuria individuare i migliori tra tanti bravi musicisti.
Il presidente della giuria, il compositore Tonino Tesei, insieme ai maestri Fausto Bongelli e Claudio Jacomucci, al prof. Cresti e a Gastone Mencherini, ha infine aggiudicato i seguenti premi:
Premio di 1.500,00 euro a Matteo Cesari per Semen (flauto);
Premio di 1.000,00 euro ex aequo, da dividersi tra: Marco Simonacci per Eleven (violoncello) e Chiara Parolo per Crazy Jay Blue (clarinetto).
La giuria ha ritenuto inoltre di dover assegnare due Menzioni di Merito a:
Matteo Calosci per Sei Danze (violino)
Angelo Di Giorgio per Crazy Jay Blue (clarinetto).

La cerimonia di premiazione avrà luogo il 12 ottobre, presso il Teatro Comunale di Cagli (ore 21, ingresso gratuito), all’interno del festival Il Suono di una Mano Sola.

Oltre ai premi in denaro, infatti, i vincitori avranno la possibilità di esibirsi in questo prestigioso festival di musica contemporanea.

La serata di ottobre sarà arricchita inoltre dall’esibizione di un grande interprete della musica di Fernando Mencherini, il pianista Fausto Bongelli, che eseguirà il brano Canzone Periferica, un’occasione imperdibile per gli amanti della musica contemporanea.

Per chi desiderasse avere maggiori informazioni su Fernando Mencherini, sulla sua opera, sul concorso o essere aggiornato sulle successive iniziative, ricordiamo che è stato istituito un sito internet, dal quale è possibile scaricare anche foto e file audio:
http://www.fernandomencherini.com/
QUESTO SCRIVE RENZO CRESTI, CRITICO, DIRETTORE DEL CONSERVATORIO DI LUCCA DI FERNANDO MENCHERINI
Ho conosciuto Fernando Mencherini ai primi anni Ottanta, ho scoperto con stupore e interesse la sua musica al Festival di Certaldo (che dirigevo) e a quello di Macerata (diretto da Scodanibbio). Ci siamo sentiti spessissimo, lui mi telefonava spesso la domenica, quando a Cagli la vita scorreva noiosa e chiamava gli amici, per far due chiecchiere e per approfondire il discorso sulla musica. Non solo musica contemporanea, ma anche quella rock e jazz, il calcio (tifava Inter come me), il vino e le tagliatelle ci univano, come in una festa continua, una festa che doveva coprire, come nella poetica del Barocco più serio, un angolo di vuoto che soggirnava in noi, come a rifuggire da pensieri tristi e da presagi drammatici. Era un compositore d'eccellenza, si sente molto la sua mancanza e io lo penso spesso (e non mi vergogno a dire che a volte gli parlo, come se fosse ancora al telefono). Ciao Fernando, ti voglio bene.
Come Nietzsche, Mencherini (Cagli 1949 - 1997) ha scardinato un sapere normalizzato, ha saputo innovare con un'operazione in verticale. Le regioni della musica di Mencherini sono ricche come i fondali marini, tormentate come cime di montagne rocciose, labirintiche come un delta sconfinato. L'opera si compie durante il proprio cammino, libera da ogni fondamento e gravità, realizzando la sua verità utopica, attraverso un percorso che rompe il principio d'identità ed erode i confini fra interno ed esterno, facendo del non-equilibrio la condizione essenziale al passaggio a nuove forme, immergendosi nell'amicizia dei contrari: solo essendo diversi si può stare insieme: cosa che ha un valore anche come insegnamento sociale (in una società multirazziale le differenze sono un arricchimento e devono portare, proprio come gli elementi della musica di Mencherini, ch'era un vero democratico, non a un paternalistico dialogo, ma a una vera con-vivenza).
La musica di Mencherini sembra sfiorare le cose e affondare in una pluralità di stati di coscienza, bruciando ogni logica rettilinea e realizzando un cammino altro, dove i confini si dissolvono, rendendo possibile ogni incontro: è lo spazio abissale, vorticoso, dove la vertigine e lo smarrimento conducono alla felicità. E' uno spazio ignoto al viandante ch'è egli stesso, uno spazio fatto di gesti, tenuti insieme da un'affinità sotterranea, gesti pensati col corpo. Simbolicamente questo spazio è rappresentabile attraverso l'immagine rituale del cerchio (come in Scelsi) o quella della cascata d'acqua, figure che esprimono tanto il movimento quanto la quiete.
La musica di Mencherini è eterna incompiutezza, in quanto incessante divenire, ma è anche status perché realizza una necessità del flusso eracliteo; c'è in essa tempo d'aprile: irrequietudine, trepidanza e turbamento, sospensione e attesa d'infante, dolcissimo tormento; "quando si scrive", dice Nietzsche, "non si vuole soltanto essere compresi, ma anche non essere compresi".
La nervatura sperimentale, la gioia della "X", il lasciar perdere, l'essenza del gioco, lo spazio/tempo dal carattere abissale, la sfida della complessità, l'inclinazione epicurea, l'abbraccio originario della natura, la potenza della materia, tutto questo diventa musica in Mencherini, il quale si pone come Scriba del Caos. Come dice Zarathustra "occorre avere dentro di sé il caos, per partorire una stella danzante". Caos che viene restituito alla musica, attraverso una geografia di gesti. Il gesto, reificato nello spazio, si coagula nel segno. Il gesto è il movimento che rapporta la musica alla sua verità, che relaziona l'arte alla vita. Il rapporto arte/vita è infuocato: l'opera di Mencherini è il locus dove gli eventi si realizzano, precipitando.La scrittura musicale di Mencherini scroscia fluida e naturale, anche se l'agilità richiesta all'interprete è notevolissima, in quanto l'Autore ricerca spesso nuove possibilità strumentali, come armonici artificiali e trilli d'armonici molto difficili all'esecuzione la quale, pur coinvolta in un parossistico virtuosismo, deve risultare cantabile e brillante, in ogni caso sempre funzionale ai processi strutturali. L'indagine strumentale rappresenta il primo aspetto importante che Mencherini ha affrontato, a cavallo fra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta: Notturno per contrabbasso, Sei Danze per violino, Notturno volgare per clarinetto, l'inizio della serie dei Playtime, sono pezzi che forniscono un contributo fondamentale a quel rinascimento strumentale ch'è stato uno dei temi forti degli ultimi decenni e che, fra l'altro, ha costituito il fulcro della Rassegna di Nuova Musica di Macerata, a cui Mencherini ha dedicato tante energie.

La prima fase compositiva proprio per le esigenze legate alla ricerca strumentale, è spesso incentrata su brani solistici o in duo: si tratta di un virtuosismo positivo che, pur nella complessa articolazione polifonica, lascia intravedere sempre il desiderio di canto (l'irriconoscibile Chopin nel Notturno per contrabbasso o certe movenze della Sesta Danza delle Sei danze), un desiderio che ancora non esce allo scoperto, per i problemi legati alla tecnica strumentale e per la poetica della complessità, ma che cova sotterraneo. Questo modus operandi persiste anche nella seconda metà degli anni Ottanta (i Playtime). Il riuscire a collegare inscindibilmente, nel profondo, la ricerca delle nuove possibilità strumentali con le esigenze compositive è stato il punto vincente degli anni Ottanta. Il virtuosismo, fin parossistico, fa sempre parte integrante della progettualità, è una sorta di filo rosso che cementa i percorsi compositivi. In quegli anni, Mencherini leggeva Deleuze e ci scriveva: "la plasticità e flessibilità interne dei sistemi viventi, il cui funzionamento è controllato da relazioni dinamiche più che da strutture meccaniche rigide, dà origine a un principio di auto-organizzazione che si auto-determina attraverso l'auto-rinnovamento e l'auto-trascendenza, ciò consente al sistema di rimanere in uno stato di non-equilibrio, in cui esso è sempre al lavoro", tale parole possono costituire una dichiarazione di poetica e una spiegazione culturale ai perché che determinano i come strutturali" /…/
Nei lavori degli anni Ottanta, la struttura compositiva si dispiega a ventaglio, è possibile quindi andare verso destra o verso sinistra, con percorsi non rettilinei ma labirintici, almeno fino agli ultimi pezzi, quando alcune cose cambiano. Ma ventagli e labirinti sarebbero solo un gioco intellettuale se non fossero sorretti da una tensione davvero eccezionale: in tal senso Mencherini è stato veramente un'eccezione per come ha saputo far ribollire la materia sonora di umori e di fermenti vitali, alla ricerca di un lirismo tormentato e paranoico. La lettura che Mencherini fa del materiale sonoro è a zig-zag, si tratta di una visione in diagonale, a-centrica, localizzata di volta in volta su punti e momenti differenti, così il clarinetto di Notturno volgare (come poi anche quello di Crazy jay blu dell'85) pare suonare aforismi nicciani, o declamare le parole a radici multiple di Joyce, o incarnarsi nella de-soggettivazione dei personaggi kafkiani. Come nella produzione di questi grandi letterati, anche in Mencherini il mondo ha perduto il suo asse, il punto univoco di fuga, l'ordinamento simmetrico e reversibile; l'opera eccede e decentra ogni volontà unitaria attraverso il principio mobile della molteplicità, dove per molteplice non si intende solo un insieme differenziato di fatti, ma la molteplicità che si fa soggetto, ossia il multiplo deve essere inteso come sostantivo.
Nei brani citati degli anni Ottanta si notano dei tentativi di canto che si annodano in filamenti (come sarà anche in Rite in progress, dove niente scorre, ma tutto si intreccia), si tratta di un canto che vuole uscire dai nodi sonori che lo legano, che lo con-fondono proponendo strade e prospettive differenti, le quali non portano da nessuna parte (come in Playtime n. 1). Il tempo non è lineare, ma circolare, il contrappunto strumentale gira su se stesso (come Playtime n. 4) producendo una spazializzazione del tempo nella quale le parti strumentali si dis-pongono. Come in Estrada o in Xenakis, anche in Mencherini si avverte l'esigenza della ricerca e dell'invenzione, il richiamo alla primordialità della fantasia e la liberazione dell'atto sonoro che sfocia in un una musica organica, naturale, biologica, corporea, che instaura una corrispondenza fisica non solo con la materia, ma pure con l'esecutore e con l'ascoltatore /.../

Bisogna distinguere le opere degli anni Settanta/Ottanta da quelle degli anni Novanta, infatti nella prima fase Mencherini, in qualche modo, regolava il caos di partenza introducendo norme comportamentali per i suoni, mentre nella seconda fase il ricorso a griglie di controllo del suono è abolito, così il suono viene liberato dai meccanismi di lettura. Nell'ultimo periodo, in pratica negli ultimi due anni di vita, Mencherini tendeva a rendere quasi filiforme la complessità, curvandola in una sorta di spirale armonica.
Già in How was it there? si può notare (siamo nel 1992) il segno di "svolta", passando da materiali che si urtano, creando situazioni sempre nuove, secondo un disordine o equilibrio instabile, a materiali più rappacificanti, dove lo scontro non c'è più in quanto tale, ma è solo pensato, e le linee sonore obbediscono a dei comandi che le costringono a deviare, evitando ostacoli. Si tratta di un controllo del materiale che rimanda, seppur in maniera diversa, a ciò che Mencherini faceva all'inizio della sua produzione. In How was it there? c'è la volontà di illuminare meglio i punti dei percorsi sonori, fino a far intravedere delle vere e proprie figure musicali, comunque il centro è assente e, sul piano formale, la composizione tende a gonfiarsi e a sgonfiarsi casualmente. La gestualità rimanda in maniera esplicita a una drammatizzazione e i suoni stessi visualizzano scene drammatiche (non è un caso che, l'anno successivo, Mencherini approderà al balletto). Sempre nel 1992, con il brano Le zattere per violino e pianoforte, si nota la ricerca di un bilanciamento temporale di due unità musicali contrapposte, nel tentativo di creare un centro d'ordine.
Dolcissimi piccoli canti si ascoltano in Per la finestra nuova per arpa e viola (1993), la finestra è proprio quella che, da uno stretto e formicolante intreccio contrappuntistico, fa intravedere elementi più chiari. La volontà di creare degli aggregati sonori omogenei e non soltanto in urto fra loro, di comunicare una convivenza e non più un intreccio casuale, si nota in Tutti i cappotti per orchestra (1994), soprattutto nel terzo movimento, dove anche a livello espressivo, si comunica uno stato di tranquillità. Mencherini lavora spesso con sistemi di relazioni fra le frasi musicali, lavoro di giustapposizioni e di sovrapposizioni che gli ha dato una forte consapevolezza del concetto di misura, infatti sovrapponendo due o più frasi di diversa lunghezza si pongono diversi problemi che Mencherini risolve in ciò che chiama "ritmo smisurato", ossia una misura ritmica mutante che struttura il brano in una sorta di non equilibrio, perché manca unità nel movimento, anche quando c'è fissità armonica (fissità, senza direzionalità). Quando il ritmo rimane costante allora appaiono figure di danza a Mencherini particolarmente care.
Mencherini abbandona la logica sequenziale che si articola partendo da un ingresso qualunque per approdare a uscite molteplici, non dipendenti né dall'ingresso, né legate fra loro, per uniformare i percorsi dei suoni, come un vero tappeto sonoro, dove i fili si intrecciano in una solidarietà reciproca. Non si tratta di abbandonare l'auto-organizzazione fantastica del materiale musicale, ma di indirizzarla a una sorta di equilibrio ritrovato, che ingloba il continuo auto-rinnovamento e l'auto-trascendenza del materiale, arrivando a una plastica complessità. Elemento importante per l'approdo a una forma più rotonda e univoca è il parametro armonico, quasi del tutto assente finora.
Lo studio degli agglomerati armonici stava impegnando molto Mencherini ed è veramente drammatica la sua scomparsa, in quanto si stavano intravedendo dei risultati che il destino ha voluto fermare. E' un'armonia del tutto personale che va a incrementare lo scavo in verticale, bloccando il tempo in una sorta di momento rituale, carico di spiritualità /.../
Il 1995 è occupato, in gran parte, dagli Studi sul Disoriente, dedicati a Maria Reiche e stesi in diverse versioni strumentali. Maria Reiche è la matematica e geografa tedesca che ha passato la vita a studiare, nel deserto peruviano, il monumento archeologico conosciuto col nome di "linee Nazca"; la stessa ansia dello studio, lo stesso rovello geometrico s'impadroniscono di Mencherini in questi suoi Studi sul Disoriente. "La superficie del deserto è solcata da una ragnatela di linee rette che collegano tra loro enormi figure geometriche - triangoli, rettangoli, spirali, greche, fregi a zig zag simili a fruste, trapezi sovrapposti - che sembrano opere di un artista astratto molto sensibile" (Bruce Chatwin).
Del Terzo Studio sul disoriente, per flauto solo (1996), così scrive Anna Maria Morini: "nel disorientamento, o meglio nel disoriente seguito a tante labirintiche peripezie, è come se l'Autore regredisse a una sorta di "innocenza" sonora, volesse ripartire dagli elementi primigeni /…/ con la Canzone periferica per flauto e violoncello (1996) Mencherini, uscito dal disoriente musicale e forse esistenziale che lo aveva portato al riazzeramento apparso in tutta la sua radicalità nel brano precedente, si riappropria del bandolo della sua ragion d'essere compositiva. Il risultato è un pezzo inquieto, ipnotico: alla fissità del materiale si contrappone la mutevolezza continua delle combinazioni intervallari e figurali, così come le due parti procedono in assoluta orizzontalità: periferie della mente che non sappiamo se avrebbero mai avuto un entro in cui incontrarsi".
Un andamento a danza, lento, con accenti popolareschi costituisce la sostanza tecnico-espressiva della Canzone periferica (1996, anch'essa in varie versioni), una specie di "danza in tondo" per le numerose riprese variate, dalla ricca polifonia sempre elegantemente controllata dal punto di vista armonico. Il tono rimane melanconico, come, in generale, in tutti gli ultimi pezzi scritti dal Maestro.Allo stesso 1996 appartiene anche la versione per due pianoforti e nastro magnetico di Tutti i cappotti, un affresco visionario, pensato a movenze, con una ritmica a scatti che comunica un nervosismo che a volte si placa in atmosfere di attesa, cangianti e sospese, sostanzialmente drammatiche.Legate al rovello geometrico sono anche le Sei danze armoniche (1996) per pianoforte, in cui Mencherini adotta una scrittura ritmica, costituita da figure che si ripetono, e armonica, basata sull'uso di quinte e ottave. La prima Danza è vicina al pianismo meccanico di Nancarrow, mentre la seconda è più minimal, la terza più percussiva. Eclatante è il gesto della quarta Danza, mentre la quinta ha un carattere più intimista, è una sorta di spirale che dà l'illusione del movimento, ma rimane ferma; questa fissità viene poi accentuata nell'ultima Danza. Sempre nel 1996, in seguito all'incontro con la poesia di Edoardo Sanguineti, Mencherini approfondisce la ricerca sulla voce, che aveva già sortito effetti molto intensi (dopo il citato Cruelly love per soprano) con La terra è un angelo (1990) e Viaggio intorno alla terra (1995), due cantate per sei voci e pianoforte.
Dalla lettura della raccolta di poesie Laborintus il compositore ha ricavato un'impressione di solennità e di distacco temporale. La lentezza del verso, il suo smarrimento, la sfasatura delle voci, la polifonica sincronia di interventi gli hanno suggerito una musica straniata, lontana e triste, che tende a regredire verso un'arcaicità opposta alle frustrazioni del tempo presente. Quattro sono le poesie di Laborintus musicate da Mencherini: Ah il mio sonno per sei voci miste, Ritorna mia luna per sax soprano e tre voci maschili, Ellie mia Ellie per cinque voci e pianoforte, Canzone metodologica per cinque voci miste. Il lavoro compositivo di Mencherini consiste nel ricomporre suoni strappati al loro contesto poetico e riproposti in libere associazioni, sempre tenendo d'occhio un ordine armonico, affinché giungesse chiaro il cantilenare ossessivo e salmodiante presente nel testo di Sanguineti, creando un continuum senza direzioni ch'è il labirinto. La polifonia è di grande intensità, con una cantabilità che rimanda a certi andamenti del madrigale tardo cinquecentesco, regredendo a una sorta di straniata arcaicità (un distacco temporale ch'è anche un'accusa alle frustrazioni del tempo presente). Nel primo lavoro, Ritorna mia luna, si nomina un "bivio" ch'è inteso da Mencherini come simbolo di un "svolta" nel suo nuovo modo di comporre, mentre in Ah, il mio sonno, ricorrono parole come "lividissima terra /.../ corpora mortua /../ terre /.../ pietre /../ madre", che rimandano al senso rituale e panico del creato, così forte nell'ultimo Mencherini, senso particolarmente accentuato nei versi di Ellie mia Ellie: "preghiera della meditazione /.../ un mysterium tremendum /../ esperienza terrificante dei conflitti." Non senza commozione rileggiamo queste parole che il compositore ha voluto scegliere.
Con il brano per due fisarmoniche, intitolato La huella (1996), che conosce varie versioni strumentali, Mencherini si sposta dalla complessità a una "semplicità" fatta di strutture più lineari, più armoniche e più cantabili. I nodi sono, stavolta, davvero sciolti. Il clima espressivo è struggente, in quanto si tratta di una melanconica danza che gira su se stessa, a vuoto. La melodia quasi zingaresca, dal sapore mediorientale, viene dilatata, ma proprio nel suo dilatarsi si blocca, ieratica, in lunghe e statiche fasce di suoni.Nel Quartetto IV per archi, sempre del '96, il carattere diventa ancor più teso e drammatico, per l'inserimento di alcuni ostinati ritmici e della scrittura assai densa, che conferiscono al pezzo un tono ossessivo, come nell'attesa di una sciagura. Questo Quartetto ha una struttura quasi omofonica, tutto viene catturato in una ragnatela sonora, talmente scandita che ogni frase, ogni linea coincide con la serie ritmica. La conseguenza è un trascinamento sonoro, un labirinto fonico, che si risolve in un suono dolente che collega struttura e vita.
Stile oramai prettamente armonico è quello del pezzo per pianoforte Abuse of power comes as no surprise (1997), in cui l'andamento strumentale costruisce un grande respiro, interrotto da momenti di ritmica incisiva e ripetitiva, che rimanda a movenze di danza. Ricco di fantasiosa immaginificità il pezzo, nel suo dispiegarsi, nel flusso abbandonato dei suoni, comunica una tristezza e un disagio esistenziale molto forte. Forse troppo semplicistico sarebbe collegare tale tristezza e disagio a un presagio della fine.
L'ultimo lavoro lasciatoci da Mencherini s'intitola CAP 65100 ed è per organico sinfonico: si tratta di un'alternanza di sezioni freneticamente formicolanti, con suoni veloci, e parti più calme e statiche che vanno a formare fasce armoniche. Il pezzo è molto intenso sia dal punto di vista del linguaggio musicale sia da quello espressivo. Su questa nuova strada a Mencherini si aprivano paesaggi intriganti, da sondare con quell'intuito geniale che aveva, per approdare a risultati che potevano essere ancora straordinari; comunque quello che ci ha lasciato è già molto: una cospicua e interessante produzione che copre un arco di più di vent'anni, ma soprattutto un modo raro di essere musicista, affetto dalla vita.



Da Renzo Cresti, L'Arte innocente, con cdrom, Rugginenti, Milano 2004

mercoledì 10 ottobre 2007

3° CONGRESSO PROVINCIALE UDC PESARO-URBINO

Il 3° Congresso Provinciale dell'UDC di Pesaro-Urbino si è concluso con la conferma alla segreteria di Marcello Mei eletto con circa il 55% dei voti. Mei aveva come contendente Gabriele Vincenzi di Mombaroccio.

Dopo la Assemblea Provinciale tenutasi presso il Teatro Comunale di Cagli con la partecipazione del Sen. Amedeo Ciccanti e dell'On. Alessandro Forlani si sono svolte le operazioni di voto tenute in dieci seggi sparsi nel territorio.

Il Comitato Provinciale ora eletto avrà il compito di compattare il partito in vista delle competizioni elettorali future alle quali l'UDC Pesarese guarda con fiducia e rinnovato entusiasmo.

MONSIGNOR ARMANDO TRASARTI CONSACRATO VESCOVO PER LA DIOCESI DI FANO FOSSOMBRONE CAGLI PERGOLA.

Saluto del Vescovo nel giorno della consacrazione

S. E. Mons. Armando Trasarti domenica 7 ottobre 2007, al termine della solenne concelebrazione episcopale, così si è rivolto alla comunità della sua nuova diocesi in un passaggio del suo saluto.

……E per ultimi, ma solo perché da questo momento sarete i primi, mi rivolgo a voi stimati sacerdoti della Diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola; a voi consacrati e consacrate, diaconi, seminaristi, fedeli laici tutti per dirvi, quasi con pudore, che ho cominciato a volervi bene, a portarvi stabilmente nei miei pensieri, nelle mie preoccupazioni, nel desiderio di dedicarmi a voi e di spendermi con voi.
E’ stato scritto che oggi “c’è abbastanza religione per farsi odiare, non ce n’è abbastanza per farsi amare” Voglio sperare che la nostra comunità ecclesiale saprà potenziare la forza dell’amore divino e saprà vivere l’amore per far entrare la luce di Dio nel mondo.
In questo momento sento l’eco delle parole di Mosè al suo successore Giosuè: “Sii forte e fatti animo. Il Signore stesso cammina davanti a te; egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà: non temere e non ti perdere d’animo”
Sarà mio conforto ripensare a queste parole, come sarà mio dovere custodire il patrimonio pastorale e spirituale di S.E. Monsignor Vittorio Tomasetti e dei venerati predecessori che hanno tramandato alla Chiesa di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola il dono della fede.
La chiamata del Signore assicura dell’assistenza della sua grazia, ma non sminuisce la gravità del compito.
La Vergine Madre che veneriamo Assunta in Cielo nella Cattedrale di Fermo e in quella di Fano, ci custodisca nell’impegno presente, ci ricordi che siamo fatti per il cielo, ci riconduca sempre al “fate quello che Egli vi dirà”.

martedì 9 ottobre 2007

ATTENZIONE ! TRUFFA SUI CELLULARI

Fonte: gabemar

SE RICEVETE UN MESSAGGIO SUL VOSTRO CELLULARE CHE VI PREGA DI RICHIAMARE IL NUMERO
0141 455414
OPPURE VI CHIAMANO CON QUESTO NUMERO VISUALIZZATO, NON RISPONDETE E NON RICHIAMATE PER NESSUN MOTIVO.

SE RISPONDETE ALLA SOLA RISPOSTA VI VENGONO ADDEBITATI 50 EURO,PIÙ 2,5 EURO PER SECONDO DI CONVERSAZIONE CHE NON SENTIRETE PERCHÈ IL TELEFONO SARÀ MUTO MA CONTINUERANNO A SPENDERE I VOSTRI SOLDI.
SE AVETE UNA RICARICABILE LA PROSCIUGANO INTERAMENTE ALLA RISPOSTA.
SE VI CHIAMANO SPACCIANDOSI PER IL VOSTRO PROVIDER OMNITEL TIM O WIND E VI CHIEDONO DI INSERIRE UN CODICE PER UTILIZZARE AD ESEMPIO I PROGRAMMI JAVA OPPURE PER
OTTIMIZZARE LE FUNZIONI DEL VOSTRO CELLULARE, NON FATE NULLA E RIAGGANCIATE IMMEDIATAMENTE PERCHE' VI STANNO CLONANDO LA SIM.

INFORMATE IL MAGGIOR NUMERO DI PERSONE POSSIBILE.

lunedì 8 ottobre 2007

IMPIANTI TERMICI, PROROGATO TERMINE PER AUTOCERTIFICAZIONI

Lunedì 8 ottobre scade il mandato per la ITAGAS ad effettuare accertamenti ed ispezioni degli impianti termici.
Il termine per presentare le autodichiarazioni per il biennio 2007-2008 è stato prorogato al 31 dicembre 2007.
L’Unione Province marchigiane ha proposto che gli oneri per la verifica degli impianti non gravino su quanti avranno osservato gli obblighi di legge inviando le autocrtificazioni, ma solo sugli inadempienti.

In attesa delle decisioni delle autorità provinciali e regionali come si devono comportare i cittadini ?

Dal sito della provincia di Pesaro e Urbino
PESARO –18.07.2007
E’ stato prorogato al 31 dicembre 2007 il termine per presentare le autodichiarazioni relative agli impianti termici per il biennio 2007/2008: la decisione è stata adottata in un incontro tra Provincia, associazioni di categoria del settore e associazioni dei consumatori. Oltre a disporre la proroga, che secondo il presidente Ucchielli va a beneficio della chiarezza e di una corretta gestione della campagna informativa ‘Una vita di qualità’ promossa dalla Provincia, è stato raggiunto un altro accordo: in base alle nuove norme sugli impianti termici, la Provincia, con un proprio atto, disporrà che fino all’8 ottobre 2007 la ditta Itagas Ambiente effettui accertamenti e ispezioni degli impianti termici relative al biennio concluso 2005/2006 secondo la normativa precedente, mentre dopo tale data Itagas dovrà adeguarsi alle nuove disposizioni di legge che introducono, a tutela del cittadino, altre modalità e periodicità di controllo. Intanto il presidente della Provincia Palmiro Ucchielli ha scritto al presidente della Regione Gian Mario Spacca e all’assessore all’Ambiente Marco Amagliani chiedendo di superare l’annoso problema della ripartizione tra i cittadini dei costi degli accertamenti sugli impianti, proponendo di dare attuazione al decreto legislativo 192/2005 e di limitarsi all’autocertificazione del cittadino, senza gli “onerosi” e “inefficaci” controlli a campione. Visto che l’energia, dopo le modifiche alla Costituzione, è diventata materia di competenza regionale e considerato che i decreti legislativi 192/2005 e 311/2006 hanno modificato il meccanismo delle manutenzioni ordinarie ed i controlli sul rendimento degli impianti (stabilendo che Regioni e enti locali prevedano il minor onere e impatto possibile a carico dei cittadini), Ucchielli definisce “unanime e non più rinviabile l’esigenza posta dalle comunità locali, affinché si approvi una disciplina regionale che risolva le maggiori criticità riscontrate, a danno degli utenti, nell’applicazione della normativa nazionale, arrivando ad un’uniformità di tariffe e comportamenti sul territorio regionale”. Da qui l’invito a considerare la proposta dell’Unione Province marchigiane, affinché gli oneri per la verifica degli impianti non gravino su quanti hanno osservato gli obblighi di legge, ma solo sugli inadempienti.
“Facendomi interprete del malcontento venutosi a creare nel nostro territorio e che, da quanto mi risulta, sta interessando l’intero territorio regionale e nazionale, nella consapevolezza della giusta causa della salvaguardia dell’ambiente, salute dei cittadini e sicurezza di abitazioni e luoghi di lavoro, chiedo di prendere nella dovuta considerazione quanto proposto e di attuare a livello regionale il decreto legislativo 192/2005 e modifiche, apportando le necessarie integrazioni alle norme vigenti e adottando anche il meccanismo dell’autocertificazione del cittadino, evitando gli oneri per i controlli a campione, del tutto inefficaci e onerosi per la popolazione”.

sabato 6 ottobre 2007

OGGI - 6 OTTOBRE 2007 - GIORNATA DEL CONTEMPORANEO

Il Sistema provinciale di arte contemporanea (SPAC), in occasione della "Giornata del contemporaneo", apre al pubblico gratuitamente musei ed esposizioni della "rete" che attraversa i comuni di Acqualagna, Cagli, Cartoceto, Fermignano, Fossombrone, Frontino, Mombaroccio, Mondolfo, Monteciccardo, Pergola, Pesaro, Pietrarubbia, Sant'Ippolito, Talamello, Urbania e Urbino.
CENTRI SPAC ADERENTI

ACQUALAGNA - Collezione Fotografica
Tra Visibile e Invisibile
Sede: Museo Archeologico
10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00
info: 0721 796741

CAGLI - Centro per la Scultura Contemporanea
Sede: Torre Martiniana
orario 10.00-12.30 / 15.30-19.00

FOSSOMBRONE - Quadreria Cesarini
orario 10.00-12.00 / 15.30-17.30
Evento espositivo
Fernando Mariotti
Ritratti e autoritratti
22 settembre - 21 ottobre
sede: Quadreria Cesarini
orario 10.00-12.00; 15.30-17.30
info: 0721 716324 - 723238

FRONTINO - Museo Franco Assetto
orario: 15,00 – 17,00
info: 0722 71131-71135

MONDOLFO – Centro MAC (Marotta /Mondolfo Arte Contemporanea)
Sede: Marotta/Villa Valentina
15.00-18.00 visite guidate con tre artisti del MAC: Francesco Diotallevi, Giovanni Gaggia, Luca Sguanci.
Proiezione videoarte di Ivana Spinelli e Marco Bernacchia, ore 16,30 presentazione di Stefano Verri.
info: 0721 939252 – 960665


PERGOLA - Sez. di arte contemporanea Itinera
Raccolta Walter Valentini
sede: Museo dei Bronzi Dorati
orario: 15.30 – 20.00

Evento espositivo
Artemio. Tra sguardi e silenzi
opere di Artemio Loretelli
sede: Museo dei Bronzi Dorati
15.30 - 20.00
info: 0721 734090

PESARO – Centro Arti Visive Pescheria
Next Generation
a cura di Pippo Ciorra e Margherita Guccione
29 settembre – 14 ottobre
tutti i giorni 17.30-19.30

Tavola Rotonda
Next Generation
Il Futuro dei musei nel mondo e nella città adriatica
6 ottobre ore 17,00
info: 0721 387651

PIETRARUBBIA Centro TAM
Sfera. Arti Visive TAM
Esposizione dei lavori del XII Corso TAM
28 luglio – 4 novembre
sede: Castello, Palazzo Fondazione A. Pomodoro
10.00 - 13.00; 15.30 - 19.00
info: 0722 75110 - 75350


TALAMELLO - Museo Gualtieri. Lo splendore del reale
10.30-12.30; 15.30-18.30
info: 0541 922893-920036

URBANIA - Collezione di Grafica Contemporanea
Sede: Palazzo Ducale, Museo Civico
Tutti i giorni 10,00 – 12,00 / 15,00 – 18,00
Chiuso il lunedì
10,00 - 12,00; 15,00 - 18,00

URBINO - Collezione Leonardo Castellani
Sede: Palazzo ex Collegio Raffaello
10,00 – 13,00 / 15,00 – 18,00
Evento espositivo
I 90 anni di Carlo Ceci
6 ottobre – 4 novembre
sede: Palazzo Ducale Sale del Castellare
Tutti i giorni 10.00-13.00 / 15.00-18.00
info: 0721 309601-309602

PESARO – Raccolta d’arte contemporanea
Sede: Provincia di Pesaro e Urbino, v.le Gramsci, 4
Ore 11,30 Visita guidata alla raccolta di Antonella Micaletti
Info: 0721 359395 359311