Nuove promesse sulla Sanità Regionale.

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Cambio di passo o vuota propaganda?

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San Leo. Un toponimo da recuperare.

MOSTRA A PALAZZO BERARDI MOCHI-ZAMPEROLI

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RADUNO ANA A CAGLI

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Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli - Dal 2 al 24 settembre 2017

domenica 28 ottobre 2007

A PROPOSITO DI MARCHE MULTISERVIZI S.P.A.

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FORTI CRITICHE ALL’IPOTESI DI AZIENDA UNICA ERANO STATE SOLLEVATE DA TEMPO IN UN DOCUMENTO RISERVATO INVIATO A SINDACI, UCCHIELLI, VERTICI DELLE MUNICIPALIZZATE E SEGRETARI DI DS E MARGHERITA .
I “partitini” del centrosinistra, tramite i loro segretari provinciali, avevano da tempo inviato ai sindaci interessati, al presidente della Provincia Ucchielli e ai vertici di Aspes, Aset e Megas e ai segretari di Ds e Margherita, un documento, definito “riservatissimo” in cui si mettevano parecchi paletti all’unificazione delle società erogatrici di servizi sotto l’egida di Hera, accompagnati da forti critiche sul processo che ha portato il colosso emiliano-romagnolo a controllare una consistente quota di Aspes Multiservizi.
Rifondazione Comunista, Italia dei Valori, Verdi, Comunisti Italiani, Sdi e Repubblicani Europei, “l’ala sinistra” del Pri, non volevano che la Provincia venisse “colonizzata” da Hera.
Anche perchè, secondo loro, i primi effetti deleteri per i cittadini, sotto forma di aumento delle tariffe, erano già visibili nei comuni azionisti di Aspes, società controllata congiuntamente da Hera e dal Comune di Pesaro, e rischiavano di estendersi sia per le dimensioni economiche che per quelle geografiche.
Il documento sottolineava anche come il procedimento di privatizzazione Aspes sembrasse essere stato dettato, come linea politica, dalla Casa delle Libertà, visto che ha anticipato di due anni una legge del governo Berlusconi.
Difficile capire, però, quanto sull’iniziativa, decisamente “forte” dei partitini, abbiano pesato altri motivi oltre alla tutela dei servizi e degli interessi dei cittadini.
Nonostante tutto la fusione Megas-Aspes è stata approvata il 9-10-2007
L’ha votata l’83% dei soci proprietari di Megas e Aspes, le due società che gestivano i servizi pubblici nel territorio di Pesaro e Urbino.
Società che, d’ora in poi, saranno accorpate in un’unica, grande, realtà: Marche Multiservizi S.p.a., ovvero la Società unica per la gestione dei servizi pubblici, che aveva già ricevuto l’approvazione del 91,47% dei Comuni interessati.
All’assemblea del Megas era presente l’83% dei Comuni e la mozione a favore della fusione è stata votata, praticamente, all’unanimità (un solo astenuto).
La società unica servirà così un bacino di circa 300mila abitanti, accreditandosi, a pieno diritto, nella rosa delle aziende più significative delle Marche:
Marche Multiservizi S.p.A.
Il capitale azionario della società sarà detenuto:
per il 41,81% da Hera;
per il 34,35% dal Comune di Pesaro;
per il 6,08% dalla Provincia di Pesaro e Urbino;
per il 3,64% dal Comune di Urbino.
La restante quota del 14,12% di capitale sociale sarà detenuta da vari enti locali della Provincia di Pesaro Urbino, con quote inferiori al 4%.
La società risultante dalla fusione sarà amministrata da un cda composto da sette consiglieri, di cui:
due nominati da Hera;
due dal Comune di Pesaro;
uno dalla Provincia di Pesaro Urbino;
uno dal Comune di Urbino;
uno dagli altri Comuni soci.
L’Amministratore Delegato sarà eletto tra i due membri di nomina Hera.
Il Presidente sarà indicato dalla Provincia di Pesaro e Urbino.

ANCHE IL CONSIGLIO COMUNALE DI CAGLI HA APPROVATO IL PROGETTO DI INTEGRAZIONE SOCIETARIA

Oltre ai 5 voti contrari dell’opposizione si è schierato contro il consigliere di maggioranza del SDI, Gianni Roselli: una posizione pienamente condivisibile se non fosse fuori tempo.
Ormai che i giochi erano fatti con l’approvazione della fusione avvenuta in provincia il 9 ottobre scorso a cosa è servito tutto il clamore che si è voluto sollevare oggi ? perché non ci si è mossi prima ?
È pur vero che la nuova società di gestione avrà al suo interno Hera (41,81% del capitale azionario più 2 consiglieri su 7, uno dei quali sarà l’Amministratore delegato), quotata in borsa ed estranea alla nostra realtà territoriale e il cui principale obiettivo sarà quello di fare gli interessi degli azionisti e non degli utenti.
Ma forse a questo punto non rimaneva che la scelta operata dalla maggioranza di voler essere presente al tavolo delle decisioni, anche se non è chiaro quale sarà l’atteggiamento che il rappresentante dei comuni delle aree interne potrà prendere quando da una incontrastabile maggioranza costituita dai rappresentanti di Hera e da quelli pubblici più forti verranno prese decisioni a danno degli utenti dei comuni più deboli.
Si doveva agire prima ed il non farlo è stato un errore irreparabile.

ORA OCCORRE VIGILARE SULL'OPERATO DELL'ENTE GESTORE

Ora non rimane che auspicare che l’AATO, l’ente di controllo sulle gestioni dei servizi idrici, supplisca a questa situazione sfavorevole per il nostro territorio.
E' netta la distinzione di ruoli fra l'AATO, che definisce gli obiettivi e controlla la realizzazione del piano, e Marche Multiservizi S.p.a., il gestore che organizza il servizio e realizza gli obiettivi del piano.
L'AATO deve svolgere la sua attività di controllore per conto dei Comuni e per assicurare la tutela del consumatore.
Il controllo, pertanto, si esercita in primo luogo attraverso la verifica del raggiungimento degli obiettivi del piano e sull'applicazione della tariffa.

In caso di rilevanti inadempienze l'AATO può anche revocare l'affidamento.

Si ricorda che le funzioni della AATO sono:
1. Attività di analisi e di ricognizione delle reti acquedottistiche e delle altre componenti del ciclo integrale delle acque (dalle opere di presa, alla fognatura, alla depurazione).
2. Adozione del Piano di Ambito, strumento programmatorio che definisce gli standards di qualità del servizio, gli investimenti necessari, e le tariffe.
3. L'attività tecnico-amministrativa di controllo sui gestori e sul rispetto della Convenzione
4. La scelta dei soggetti cui affidare la gestione dei Servizi idrici nell'Ambito Ottimale, regolata dai contenuti della Convenzione e del Piano d'Ambito.

Nell’AATO il nostro comune partecipa con una quota del 4,40% all’assemblea consortile con gli altri 66 comuni del territorio Marche Nord, ed il nostro Sindaco è uno dei 10 consiglieri di amministrazione.

Ecco quindi legittime le richieste di Gianni Roselli di “valorizazione dell’AATO – a patto che i sindaci partecipino all’assemblea consortile ed al consiglio di amministrazione senza percepire alcuna indennità – e che le decisioni vengano prese da tutti i sindaci col sistema “una testa un voto” e si preveda una diversificazione delle tariffe in modo da favorire le popolazioni dell’entroterra penalizzate dalla carenza di servizi pubblici”.

Quanto all’occhio di riguardo auspicato dal sindaco Papi alle risorse idriche da falde profonde quali il Pozzo Burano sarebbe indispnsabile che su questa materia il gestore Marche Multiservizi non avesse alcun potere decisionale, che l’AATO avesse funzione di custodia e potere propositivo e che ogni decisione venisse presa dai Ministeri competenti attraverso gli organi tecnici di cui essi dispongono. A tal proposito leggansi

PREOCCUPAZIONI SULLA QUESTIONE DEL POZZO BURANO

LODEVOLE INIZIATIVA DEL PRESIDENTE UCCHIELLI

Ma oggi come oggi mi sorge un dubbio: chi ha le chiavi del pozzo Burano e degli altri pozzi da falde profonde? e da chi prende ordini?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sarebbe dovuto essere un consiglio comunale importantissimo quello tenutosi a Cagli il pomeriggio del 8/10/07.
Un solo punto all'ordine del giorno, un solo argomento, l'acqua.
La fusione delle diverse gestioni di servizi importanti quali gas, i rifiuti urbani, e l'acqua, in un unico gestore.
Accantono momentaneamente i primi due (gas, nettezza urbana) su cui inviterò la popolazione ad una attenta riflessione al momento opportuno, voglio porre l'attenzione sull'acqua, sulla sua futura gestione e distribuzione, sull'uso sopratutto delle acque profonde del pozzo burano.
Elemento base per un sano equilibrio ambientale, l'acqua è determinante per ogni essere vivente.
Le decisioni di oggi, ma anche quelle del passato sul come, quando e sopratutto da chi farla gestire segnano in modo definitivo il destino del territorio provinciale e dei suoi abitanti, tutti: sia per chi vive nell'entroterra sia coloro che risiedono sulla costa.
L'acqua infatti, non è, come tutti gli elementi naturali, inesauribile, è facilmente alterabile e soggetta
ad inquinamento, può trasformarsi da fonte di vita a veleno, da fonte di piacere e di ristoro fruibile sempre e da tutti, se non si è più accorti può generare preoccupazione e problemi, anche economici.
Non va considerata assolutamente come un qualsiasi bene di consumo a volte superfluo, su cui impiantare sistemi di sfruttamento al solo scopo di lucro.
Non la si può concedere in mano ad anonime (solo in apparenza) Società per Azioni cieche sorde quanto avide e determinate nell'accaparrare e distruggere.
Ebbene questo è quanto ha fatto il Consiglio Comunale di Cagli, dopo ore di sterili quanto inutili chiacchiere, un Consiglio Comunale che si può definire “il nulla condito di parole”.
Hanno offerto, nella loro imbelle complicità le chiavi dell'acqua ad una S.P.A lontana dalla nostra realtà, lontana dalle nostre aspettative e dai nostri irrinunciabili e sacrosanti diritti.
Una S.P.A comunque forte e determinata nel raggiungere il suo scopo che , come tutte le società per azioni, è quello di lucrare.
A volte la storia, come un destino fatale e beffardo, si ripete. Esiste infatti nel teatro comunale di Cagli una grande tela, il sipario del palco, in cui sono raffigurati i Cagliesi che , senza combattere, consegnano le chiavi della città all'imperatore FEDERICO BARBAROSSA.
E' una tristezza, e non è vero che non è possibile o non (hERA) possibile farci niente.
E' da vigliacchi paventare il rischio che una eventuale opposizione avrebbe potuto scatenare future vendette da parte del nuovo padrone dell'acqua nei confronti del nostro comune.
Le S.P.A non hanno sentimenti, non amano e non odiano, speculano soltanto.
Si poteva e si doveva dire di NO.
Si poteva e si doveva costituire un fronte compatto del no formato da tutti i comuni della provincia.
La provincia stessa avrebbe dovuto essere alla testa di questa decisa opposizione poiché in tal senso vanno gli interessi del territorio provinciale.
Le pubbliche amministrazioni hanno o non hanno il dovere di tutela e difesa del territorio?!
Le pubbliche amministrazioni debbono interpretare e tutelare le necessità e i diritti di coloro che li hanno eletti a rappresentarli?!
Questi amministratori, tutti, sono ancora la rappresentanza della società civile o sono diventati i rappresentanti delle varie Società per Azioni, cresciute come e più dei funghi di questo autunno?!
FERRUCCIO VOLPI
Portavoce de “LA DESTRA CAGLI”

Fronte Sociale Pesaro Urbino ha detto...

La descrizione di Ferruccio è chiara e condivisibile, ma vorrei aggiungere una riflessione, per quale motivo i socialisti continuano a restare nella maggioranza?
Se fosse stato determinante il loro voto come si sarebbero comportati...