È stato approvato qualche settimana fa il piano provinciale dei trasporti, atto lodevole che punta alla razionalizzazione e al miglioramento dei servizi di trasporto pubblico... però, come molte volte accade, per i motivi più diversi, non sempre i due obiettivi sono raggiunti, o almeno non del tutto. Si ha la sensazione che il primo obiettivo possa essere perseguito, per quello che riguarda le zone interne della provincia, partendo sempre da un diritto di livello più basso rispetto agli abitanti delle zone costiere.
Aumentare il numero delle corse è indubbiamente un potenziamento del servizio, ma sul miglioramento permangono dubbi. Infatti se all’aumento delle corse da e per Pesaro, ovvio punto di riferimento, gli abitanti dell’entroterra debbono effettuare cambi a Calmazzo, Bivio Borzaga, o altri punti intermedi, e a Fano senza nodi di scambio attrezzati, quasi in campi di grano, diventa difficile individuare tale miglioramento.
Gli abitanti “montani” debbono accontentarsi? Debbono vivere ogni richiesta come una pretesa? Si ha la sensazione, a volte, che coloro che hanno contribuito alla realizzazione del piano non conoscano adeguatamente le zone interne e che comunque non abbiano esperienza diretta come utenti di trasporto pubblico. Lo stesso assessore provinciale ai trasporti, persona generalmente attenta e sensibile, originario di zone interne, non credo che usi abitualmente servizi pubblici.
Quindi per chi proviene dall’interno corse potenziate significano tempi indefiniti privi di riparo, con valigie a terra e allungamento della percorrenza. Obbligare il cambio a Fano poi, oltre ad aumentare i disagi, riduce enormemente la positività dei capolinea alla stazione ferroviaria di Pesaro. Non credo sia difficile capire come per persone non più giovanissime, arrivare alla stazione di Pesaro sia un’impresa ardua, piena di numerosi e pesanti disagi.
Molti pendolari hanno già espresso sulla stampa le loro giuste rimostranze e qualcuno li ha perfino definiti “ingrati”. Ma se si peggiora la corsa più utilizzata dai pendolari a poco vale l’aumento delle corse... a meno che non sia una strategia, che nulla ha di razionale ed economico che punti ad un maggior ingorgo del traffico.
E poi non è stato coinvolto il Comitato che aveva raccolto oltre mille firme per il mantenimento della corsa Pesaro-Roma, risultato conseguito.
Possibile che la partecipazione disturbi?
Aumentare il numero delle corse è indubbiamente un potenziamento del servizio, ma sul miglioramento permangono dubbi. Infatti se all’aumento delle corse da e per Pesaro, ovvio punto di riferimento, gli abitanti dell’entroterra debbono effettuare cambi a Calmazzo, Bivio Borzaga, o altri punti intermedi, e a Fano senza nodi di scambio attrezzati, quasi in campi di grano, diventa difficile individuare tale miglioramento.
Gli abitanti “montani” debbono accontentarsi? Debbono vivere ogni richiesta come una pretesa? Si ha la sensazione, a volte, che coloro che hanno contribuito alla realizzazione del piano non conoscano adeguatamente le zone interne e che comunque non abbiano esperienza diretta come utenti di trasporto pubblico. Lo stesso assessore provinciale ai trasporti, persona generalmente attenta e sensibile, originario di zone interne, non credo che usi abitualmente servizi pubblici.
Quindi per chi proviene dall’interno corse potenziate significano tempi indefiniti privi di riparo, con valigie a terra e allungamento della percorrenza. Obbligare il cambio a Fano poi, oltre ad aumentare i disagi, riduce enormemente la positività dei capolinea alla stazione ferroviaria di Pesaro. Non credo sia difficile capire come per persone non più giovanissime, arrivare alla stazione di Pesaro sia un’impresa ardua, piena di numerosi e pesanti disagi.
Molti pendolari hanno già espresso sulla stampa le loro giuste rimostranze e qualcuno li ha perfino definiti “ingrati”. Ma se si peggiora la corsa più utilizzata dai pendolari a poco vale l’aumento delle corse... a meno che non sia una strategia, che nulla ha di razionale ed economico che punti ad un maggior ingorgo del traffico.
E poi non è stato coinvolto il Comitato che aveva raccolto oltre mille firme per il mantenimento della corsa Pesaro-Roma, risultato conseguito.
Possibile che la partecipazione disturbi?
Ninel Donini
Alle giuste critiche della Donini aggiungerei anche una mancanza di attenzione verso chi dall’entroterra deve prendere il treno diretto a Sud: sarebbe logico servirsi della stazione ferroviaria di Fano, ma non sono previste corse dirette che transitano per di là.