Nuove promesse sulla Sanità Regionale.

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Cambio di passo o vuota propaganda?

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San Leo. Un toponimo da recuperare.

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sabato 19 gennaio 2008

IO, CATTOLICO PRATICANTE, SULLA QUESTIONE DELLA MANCATA VISITA DEL PAPA ALLA SAPIENZA LA PENSO COSI’


Bisogna riconoscere che i signori de La Sapienza non si sono mossi come ci si sarebbe aspettati da gente di quella levatura: da un lato il tentativo di un uso strumentale della figura del Papa per fini promozionali dell’istituto, dall’altro eccessi di intolleranza da parte di una minoranza di professori e studenti. Un quadro certamente sfavorevole e quanto mai inadeguato per ricevere un personaggio particolare come il Papa che oltre ad essere un Capo di Stato è il Rappresentante assoluto della Chiesa Cattolica. Il fatto che l’invito rivolto dal Rettore sia stato in un primo momento accolto dal Papa, nonostante tutto, andava, secondo me, nella giusta direzione: una presenza, pur scomoda per il Papa, in un luogo dov’è aperto il confronto fra scienza e fede. Un conflitto fra laici, beninteso, non fra religiosi e laici; non fra il Papa e gli scienziati. Ed in quel luogo il Papa, invitato, aveva scelto di andare proprio per sostenere le ragioni della fede, come naturalmente gli compete; ovvero per sostenere la posizione di una parte di quegli scienziati contro l’altra. Niente di più logico, credo io.
Ma poi c’è stato il ripensamento, con conseguenze disastrose che erano quanto mai prevedibili e assolutamente da evitare. Qualcuno deve aver suggerito al Papa che, di fronte ad una partecipazione scomoda all’evento, c’era l’altra soluzione, ad alto effetto mediatico, di rifiutare l’invito. Perché ora per colpa di un pugno di dissidenti si sta facendo passare La Sapienza, di più, l’università italiana, ancora di più, lo Stato italiano, come intollerante, che non ha dato modo nientemeno che al Papa di parlare. Perché questo ripensamento? Timore per la vita del Papa? Paura di non poter reggere il confronto? Non prendiamoci in giro. Quanto alla possibilità di parlare, non mi risulta che sia stato ritirato l’invito per il Papa ad andare; e già ieri quello che avrebbe detto il Papa, se fosse andato, era su tutti i giornali. E il Papa continuerà a parlare all’Angelus dalla solita finestra, senza possibilità di replica, come sempre. Poi sono subito comparsi i vari Buttiglione, i Ferrara, fiancheggiati da Mons. Fisichella, dal Card. Ruini, a soffiare sul fuoco, a battere il ferro, ad accusare la sinistra di malcelate responsabilità di questo episodio di intolleranza. Eccolo qua il vero motivo del ripensamento. Era tutto previsto.
E il Papa? Non ci sono più gli Apostoli di una volta!







Ma il nostro Leone da Cagli che, oltre ad essere geniale enigmista, come ho già detto è anche agguerrito paladino di Santa Romana Chiesa non è della mia opinione; ecco cosa ci scrive:





BENEDETTA UNIdiVERSITA’

Ci si obietterà, non senza contorno di espressiva smorfietta di disgusto, che Valentino Rossi non c’entra. Che lui è il nostro campione planetario e che, in quanto tale, non si tocca. Anzi, che soltanto a sfiorarlo, oltre che a rivelarsi autentici autolesionisti, si fa la figura barbina del “path” (contrazione più criptica che enigmistica della volgare parola con chiare finalità anti diseducative) come egli stesso grida al suo compare un uno spot che ci martella da mane a sera proprio in questi giorni. Però, se soltanto pensiamo alla odierna università italiana (il minuscolo è d’obbligo) che impedisce ad un papa, e, quasi non bastasse, della levatura culturale di Joseph Ratzinger, di leggere il suo discorso, mentre a uno come il Nostro ha di sua sponte consegnato una laurea honoris causa per il talento motociclistico, testualmente motivando: “Nel creare eventi spettacolari, costruendo spazi di teatralizzazione capaci di muovere un’ondata comunicativa che valica le frontiere dei media nazionali”, beh, a noi non si muove nessuna ondata comunicativa, bensì qualcos’altro di ben più anatomico, fisiologico e spoetizzante.

Leone Pantaleoni

…e da Leone è arrivata anche la replica



PAPISTA?

NO, NON E' QUELLA LA PISTA…
Edulcorata da sempre gradito affetto amicale e indorata da sempre opportuna ironia, ho comunque dovuto buttar giù la pillola amara. Quella di essere rivestito del titolo (armatura?) di "agguerrito paladino di Santa Romana Chiesa". Anche perchè la consonanza - e non soltanto acustica - con quel Sacro Romano Impero che tanto - ma proprio tanto - rimanda al potere della Chiesa temporale, che certo la Chiesa ha anche prepotentemente esercitato, appare innegabile.
Tutto ciò è inevitabile premessa per la proposizione di un minimo dibattito. C'è un punto, però, che vorrei chiarire. A prescindere, come diceva Totò. Non ritengo mai ammissibile tradurre ciò che la Chiesa fa o dice in una chiave preminentemente politica. Dove per preminenza intendo quel più malizioso che smaliziato presupposto che colloca in secondo piano tutto il resto. Anche perchè in quel "tutto il resto" c'è ad esempio il sensus fidei. Quello stesso che è patrimonio dei poveri di spirito. Tanto cretini per il dotto Piergiorgio Odifreddi. Tanto cari alla Maria del Magnificat ed al Gesù della Montagna. Il sensus fidei, così sfuggente e incomprensibile a chi ragiona sul cristianesimo con le categorie della politica e della sociologia! Come non riconoscere che la Chiesa deve difendere - e sottolineo deve - gli imprescindibili principi ad Essa consegnati non da opinabili filosofi ma da un Rivelatore, unico depositario di verità? Nel fare ciò - è inevitabile - confligge con la politica. Cosicché la politica sgomita. Inalberandosi. Sbuffa. Protesta. Dice che il debordante papa deve razzolare entro il recinto che gli è stato riservato. Pena il ritorno in cella, foss’anche – se occorre – quella di rigore.
Salvo poi riferirsi “autorevolissimevolmente” a Lui, il Papa (stavolta la “p” è maiuscola), quando ciò che dice porta consensi. E i consensi, voti.
Ma allora, quale altra strada rimarrebbe alla Chiesa? Quella di andare a nascondersi sotto il moggio? Quella di tacere? Sistematicamente? Quella di patteggiare ciò che non può che essere così com’è?
Di rifugiarsi - masturbatoriamente - nei suoi riti liturgici, tanto sapidi di volatile incenso quanto insipidi di concreta valenza? Oppure quella di ridursi a mero luogo di ricovero, dove il pauperismo ha scalzato il trascendente al punto che il sacerdote non ha più nulla da dire e testimoniare che non direbbe e testimonierebbe un pur stimabilissimo assistente sociale? Il concetto cresimale di Soldato di Cristo è forse riferito all’arruolamento alle crociate per la difesa del Santo Sepolcro? Oppure alla preservazione, fino al martirio, del legame con Cristo? Sappiamo bene che la Chiesa animata dallo Spirito Santo è quella stessa scandalosamente affidata a Pietro e Paolo. E cioè al Simone traditore pentito ed al Saulo persecutore convertito. Si tratta di quella potenza e sapienza di Dio che tra il canto di un gallo e la caduta da un cavallo fanno rima con scandalo e follia. La croce che diventa spada è componente aberrante, d’accordo. Ma non illudiamoci, Adamo, e la sua progenie, la portano comunque con sé. Nei loro visceri. Perché il loro sangue è contaminato. Ecco perché ci si deve giocoforza affidare alle Viscere ed al Sangue di un Altro.
Chiedo venia per la inesaustiva e non richiesta omelia (- Io, se voglio sentire una predica, vado in chiesa! -) da prete mancato. C'è sempre il rischio della noia delle cose risentite e della presupponenza delle verità possedute. Ragion per cui - Buttiglione dei poveri che sono stato nella circostanza - mi si dia pure del noioso e del presupponente. Ma non del papista.

Leone Pantaleoni

Ma allora ditemi voi se è, o non è, “agguerrito” !
Ciao Leone.


Leggi il testo dell'allocuzione che il Santo Padre Benedetto XVI avrebbe pronunciato nel corso della Visita all’Università degli Studi "La Sapienza" di Roma, prevista per il 17 gennaio, poi annullata in data 15 gennaio 2008:

http://www.fanodiocesi.it/wp-content/uploads/discorso-del-papa-inviato-alluniversita-la-sapienza.pdf




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