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venerdì 9 maggio 2008

NONA SINFONIA IN ENNE

La nona di B e e t h o v e N1 2 3 4 5 6 7 8 9

Timida e discreta inquilina del dizionario, la enne. Démodé come oggi lo sarebbe un colletto inamidato di Guido Gozzano, egualmente incuriosisce. A partire da come la si scrive per esteso. Composta della medesima vocale e consonante ripetute, sembra imbarazzarsi nell’accettare le lettere messele gentilmente a disposizione dal vocabolario. Una sorta di signorina Felicita arrossita come rosolio dinnanzi al debordante vassoio dei biscotti che le vengono offerti. Per nulla crepuscolare e tanto meno decadente è però l’occhio dell’ enigmista che osserva la enne. A scorrerla all’incontrario essa si legge allo stesso modo. E’ dunque parola palindroma. Dal greco pàlin (all’indietro) e dròmos (corsa). Se non fosse un campione di ritrosia, la si potrebbe sminuire un poco nel dire che il suo è un destino in comproprietà con la elle, la emme, la erre e la esse. Ma non per questo la s’inflazionerebbe. Immaginiamocela, allora, una bella enne scritta su un foglio. Preferibilmente in carattere maiuscolo. Considerandola una sola enne, la si potrebbe definire “sol enne”. E dunque trasformala nella parola “solenne”. Ma, a guardar meglio, affondando il pugnale fino al manico, ci si potrebbe avventurare fino a “Messa sol enne” (è posta dove la vediamo una enne e nient’altro). Che è addirittura una frase. Icastica quanto la si voglia, ma compiuta. Ma, benedetto iddio, che c’azzecca Josif Vissarionovic Dzugasvili con la enne? Il fatto è che quella lettera padrona del foglio potrebbe suggerirci l’espressione: “Sta lì N”. Le cui lettere, cucite in una unica parola come le medaglie sul suo cappottone all’altezza del petto, ci pongono davvero al cospetto del terribile Stalin. E poco c’importa se poi lui riderà glacialmente sotto i baffi. Anzi, baffoni. Dai freddi e spaziosi palazzi del Cremino alle polverose tende della steppa sconfinata ce n’è anche per Attila. Un altro che te lo consiglio. Ebbene, ci sono due vecchietti siciliani, più improbabili che eccentrici, i quali, relegata in soffitta l’immagine di Leone I a cavallo con tiara e pastorale, inneggiano al flagello di Dio al pari di molti paesi d’Europa (Ungheria, Turchia, Islanda e Scandinavia) che ancor oggi gli nominano neonati e strade. Basta rifarsi al brano che segue, dove le enne, seppur diluita fra 38 vocali, la fa da padrona assoluta del campo: “Nonnino Enea (à un neo nano!) e nonnina Anna (à una iena non nana!) ànno un inno unno a Enna”. 30 enne in una frase di 30 consonanti, non è male in quanto a potere assoluto! Addentriamoci adesso in un vaporoso e maleodorante laboratorio chimico per considerare che N potrebbe intendersi come la metà di NO. E dunque “metà NO”. E, insomma, “metano”. Ma identico ragionamento vale per la O. Se ne deduce che partendo indifferentemente da un atomo di azoto (simbolo chimico N) o di ossigeno (simbolo chimico O), si giunge ad un atomo di carbonio e quattro d’idrogeno. Che significa un’auto a metano con targa CH4 (la formula dell’idrocarburo in questione, per chi non sapesse). Come a dire che da Avogadro a Proust, passando per Lavoisier, Gay-Lussac e Dalton, è un tutto da rifare di bartaliana memoria! Non sarà invece che è Edipo a non raccontarla giusta? E allora, che ne direste di togliergli il sottile camice bianco, strapparglielo di dosso se occorre, e mettergli piuttosto una solida camicia di forza? Una nota per concludere. Anzi, tante note. E tutte musicali. La enne è la nona lettera della parola “Beethoven”. Contare per credere. E dunque è anche la “Nona di Beethoven”. Beh, confessatelo, una sinfonia in enne non l’aveva mai sentita e tanto meno ascoltata nemmeno quell’antipatico melomane di vostro cugino, non è vero?

Leone Pantaleoni*
*Enigmista

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